

Che cos'è il teatro, oggi, cos'è la Polis? Ah, saperlo. Ormai è comunque una delle forme più vive di linguaggio dell'impegno
05.05.2025
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E' una vera settimana da appassionati, soprattutto per la raffinatezza e la caratura internazionale delle proposte. Si apre non a caso con 'Wonder Woman' di Antonio Latella e Federico Bellini, la pièce del dittico tedesco di cui, qualche mese fa, sempre il Piccolo Teatro ha proposto il primo atto, 'Zorro'. All'insolita prima di lunedì 5/5, nel Teatro Studio Melato è previsto un incontro con i due autori e Claudio Longhi, il direttore artistico del Piccolo protagonista di una miracolosa palingenesi cult di maggio: il mese si chiuderà addirittura con la prima del nuovo spettacolo del collettivo belga FC Bergman, protagonisti di un indimenticabile evento veneziano due estati fa.
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Per continuare con i buoni voti di fiducia, chi adora il genere tutto particolare di quel geniaccio di Christoph Marthaler troverà di certo strepitoso lo spot in perfetto stile neo-dada per la prima assoluta de 'Il vertice' (il 6 maggio al Piccolo Teatro Strehler). C'è aria puro 'marthalerismo' storico per questa nuova costruzione cult che richiama, in qualche modo, l'Ora Zero ('Stunde Null') del successo che, a metà anni Novanta, rivelò il talento davvero unico del regista-autore e musicista svizzero. Appuntamento imperdibile con un teatro raffinato e sempre tutto da discutere, co-produzione fiore all'occhiello del nostro Teatro d'Europa.
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Con l'immenso affetto che merita, per grandezza e coerenza, Eugenio Barba torna a Milano, dal 7 maggio al Teatro Menotti, e porta una nuova proposta dell'Odin Teatret intitolata 'Le nuvole di Amleto'. E' un lavoro di cui s'è cominciato a parlare da mesi che nel sottotitolo ‘Dedicato a Hamnet e ai giovani senza futuro’ esplicita il senso del percorso che Barba sta seguendo nelle ultime stagioni, con una particolare attenzione all'eredità di questa esperienza culturale unica. Se ne riparlerà anche a Venezia, dove William Dafoe ha voluto Barba e Julia Varley anche come docenti alla sua prima Biennale Teatro.
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Di Zona K si apprezzano da anni l'originalità e l'impegno, frutto dell'impegno appassionato e del fiuto delle due Valentine (Kastlunger e Picariello) e degli altri associati. Propongono 'un teatro che osserva e interpreta il presente, attinge da dati reali e li restituisce in modo vivido sulla scena, unendo performance, arte visiva, cinema, giornalismo, scienza e ricerca'. E ora alzano il tiro, impegnandosi addirittura in un lungo e articolato festival, LIFE, che prende il via il 7 maggio alla Fabbrica del Vapore con un'installazione performativa di Dries Verhoeven, la mostra fotografica 'Cronache di un'apartheid' e la sofisticata performance sulla violenza 'Who’s Afraid of Representation?' di Rabih Mroué e Lina Majdalanie. Se ne riparlerà ancora, e parecchio.
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Resta anche il sogno di una gita di piacere e d'interesse a Bologna, per seguire 'Raccontare la catastrofe'. E' una settimana di riflessioni proposta da Kepler-452 sul dopo-alluvioni ed eventi simili che potrebbero/dovrebbero riportare al senso di comunità la nostra società ormai troppo 'liquida', dal 5 al 11 di maggio del 2025. Perno del racconto, alcune repliche dello straordinario 'Album', un'insolita conversazione teatrale su emergenze ambientali e destini individuali, patologie di massa come l'Alzheimer e l'accumulazione di cose. La bella iniziativa comprende anche, il 9 maggio, 'Granata-La festa più bella', con Bebo Guidetti de Lo Stato Sociale e gli stessi Kepler con il loro 'Dj-set trash marxista'. Un bel 10 come gli anni di compagnia che Baraldi-Borghesi and Co. festeggiano!
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Fortunatamente, dato che non si saprebbe come seguire tutto, è almeno a riposo Triennale Milano Teatro, dopo un'altra edizione straordinaria del festival FOG. Ma il direttore Umberto Angelini non è andato in vacanza e anzi si concentra sul 'suo' magnifico Teatro Grande di Brescia, mettendo a segno l'ennesimo colpaccio internazionale: il 7 maggio alle 20 va in scena 'Last Work' del coreografo Ohad Naharin, considerato tra i maestri del teatro-danza. Si tratta di un piccolo capolavoro creato a Tel Aviv per Batsheva Dance Company, e ora riproposto dalla compagnia di performers del Ballet de l’Opéra de Lyon.