Un fine settimana nella cava dei pescatori, e poi la rivolta dei sordi: dopo C e B, riprende a Milano anche la Zona KBL
09.10.2024
Freedom, Freedom, Freedom: con la Sonata di Gat il balletto rinasce da Torino a Bolzano, da Reggio a Milano
QUARANTA ABITI PER LE 'MALDONNE'
*Raccontano soltanto di grandi applausi e vivo entusiasmo del pubblico, i fortunati che sono riusciti a seguire l’ultimo Oriente Occidente a Rovereto, uno dei festival di danza contemporanea più significativi e di tendenza. Per esempio alla serata neo-femminista del potentissimo ‘Maldonne’ di Leïla Ka, coreografa che fa parte della squadra prestigiosa e impegnata di artisti associati al Centquatre-Paris.
Era come se gli spettatori e soprattutto le spettatrici non volessero nemmeno lasciare più uscire le superlative danceurs dall’Auditorium Melotti e ancora a tarda serata sono state accolte da applausi e complimenti quando sono andate a festeggiare la prima italiana nel nuovo ristorante pizzeria vicino al Teatro Zandonai di Rovereto e che in occasione del festival restava aperto per il dopo-teatro.
‘Paillettes, tulle, animalier. Abiti da sera, camicie da notte, abiti da sposa. Vestiti troppo grandi, troppo piccoli, troppo stretti o troppo ampi. Quanti abiti può vestire una donna? Nella prima opera corale di Leïla Ka, cinque danzatrici si esibiscono in 40 diversi vestiti.
Svolazzanti, luccicanti, colorati i tessuti coprono e rivelano uno spettacolo che ha l’energia del corpo vivo e vibrante. Una pièce evocativa e liberatoria che mostra la fragilità, le ribellioni, le contraddizioni e le molteplici identità che può contenere una donna’, recita la promettente scheda di ‘Maldonne’ sul sito di Oriente Occidente.
Una bella citazione critica de ‘La Terrasse’ estrapolata dal materiale stampa per la tournée di 104ontheroad aggiunge: ‘Con questo spettacolo, Leïla Ka presenta la sorellanza nella sua forma più evidente e rende un doveroso tributo alle lotte che hanno visto le donne protagoniste. Un giusto tributo alle battaglie che sono state combattute e a quelle che restano da combattere. Un'opera artisticamente e simbolicamente brillante’.
CHI APPLAUDONO 'GLI INSAZIABILI'
*Se c’è una disciplina dello spettacolo dal vivo che oggi in qualche modo va incontro a quello che gli esperti di pubblico teatrale chiamano ‘unserved audience’, rispondendo meglio al desiderio di novità e all’entusiasmo nei confronti delle emozioni, di certo è la danza contemporanea.
Lo si nota in modo particolare - è ovvio dirlo - per quanto riguarda le figure apicali di questo mondo, forse un po’ stancamente chiamati 'coreografi' anche se non si limitano certo a scrivere i passi di un balletto, ma sono ormai anche autori e registi teatrali di prim’ordine, in grado di lavorare persino su contenuti forti e d’attualità, alquanto meglio di tanti nostrani soloni del cosiddetto 'teatro di parola'.
E così si convertono alla danza ormai anche i non pochi spettatori che escono dagli appuntamenti con la prosa delusi e insoddisfatti, i cosiddetti ‘insaziabili’ - categoria che i fiamminghi hanno coniato (‘De Onverzadigbaren’) per definire l’universo del pubblico sofisticato che per esempio la lunga direzione di Milo Rau a NTGent ha invece coltivato.
Il contesto dei festival, in particolare, rende l’incontro con gli artisti ancora più ravvicinato e amichevole: perciò nel calendario degli appassionati anche quest’anno entra di diritto Torinodanza, rassegna di gran pregio diretta da Anna Cremonini e realizzata dal Teatro Stabile di Torino, che è uno dei più importanti teatri nazionali. Anche quest’anno il programma è davvero ricco e di standard internazionale, pur non mancando diversi appuntamenti con artisti e compagnie italiani.
TRA KANYE WEST E BEETHOVEN
*L’inaugurazione del Festival, in programma giovedì 12 settembre alle ore 20.45, alle Fonderie Limone di Moncalieri, sarà affidata a Emanuel Gat e alla sua Compagnia con lo spettacolo ‘Freedom Sonata’, che sarà in scena anche il 13 e il 14 settembre, uniche date italiane del tour. Gat, israeliano classe 1969, con quasi trent’anni di attività alle spalle (dal 2004 è al Suzanne Dellal Centre di Tel-Aviv con la sua Emanuel Gat Dance), è uno abituato a lavorare su frontiere per così dire d’insolite mescolanze, a partire dal suo stesso ruolo: è autore, coreografo, scenografo e creatore delle luci.
Dopo il successo di ‘Lovetrain2020’, un vero e proprio musical dall’inconfondibile atmosfera anni ’80, questa nuova produzione si spinge ancora oltre. ’Freedom Sonata’, dichiara il coreografo nelle sue note, ‘è un’interpretazione libera e contemporanea della sonata classica, che si evolve in tre distinti movimenti coreografici. La colonna sonora del lavoro è la giustapposizione di due fonti musicali: l’album del 2016 di Kanye West ‘The life of Pablo’, nella sua interezza, e il secondo movimento dalla sonata n. 32 di Beethoven, eseguita da Mitsuko Uchida e registrata nel 2006. La coreografia, così come la musica, è libera dal bisogno di basarsi su temi e concetti esterni: dal mio punto di vista non deve essere in definitiva agganciata a nessun contenuto specifico’.
Mai fermarsi alle affermazioni apodittiche di principio, perché poi lo stesso Gat precisa: ‘Freedom Sonata’ è un ulteriore capitolo di uno studio che sto portando avanti, sulle modalità in cui i gruppi, e gli individui che li costituiscono, funzionano, si comportano e si adoperano per raggiungere uno stato di equilibrio e realizzazione. In questo senso, è un modo di osservare la modalità in cui la società - per come la conosciamo - si organizza in vari contesti e, perciò, può essere vista come l’esplorazione di possibili modelli alternativi. La Libertà, in quanto termine e concetto, è probabilmente la parola più abusata e incompresa che esista…'
La citazione
‘…La verità è che niente è più semplice di spogliare le persone da ogni tipo di libertà o diritto naturale. La creazione di una coreografia può servire come spazio per capire come risolvere la tensione interna fra l’individuale e il collettivo, quale tipo di autorità può servire come forza motrice e quale come forza distruttiva. E quindi, quando mi viene chiesto se il mio lavoro è politico, rispondo che il mio lavoro non è politico, ma lo è il modo in cui lavoro’.
TRANSART E L'AUSTRO-POLONIA
*Quasi in contemporanea con l’apertura di Torinodanza, che vedrà in scena dopo Gat Alessandro Sciarroni e Michele Di Stefano, a Bolzano per Transart24 mercoledì 18 settembre è di scena ‘Dances for Lucia Długoszewski’, una singolare coproduzione austro-polacca, firmata insieme dall’orchestra di musica contemporanea Klangforum e dal festival ImPuls Tanz con l’Adam Mickiewicz Institute di Varsavia. I musicisti e le musiciste del Klangforum Wien sono rimasti affascinati dai paesaggi sonori di Lucia Długoszewski dopo aver registrato le sue opere. Nata a Detroit da genitori polacchi, ha studiato con John Cage e Edgar Varèse prima di intraprendere il suo personale percorso musicale.
Długoszewski fu un’ardita sperimentatrice, inventò nuovi strumenti e creò opere originali e inconfondibili. Per oltre quarant'anni ha lavorato con il danzatore e coreografo newyorkese Erick Hawkins, il primo ballerino uomo della compagnia di Martha Graham. Insieme a quattro danzatrici e danzatori e a dodici musiciste e musicisti di Klangforum Wien, le eccezionali coreografe Weronika Pelczyńska ed Elizabeth Ward reimmaginano le possibilità della musica di Długoszewski per la danza contemporanea.
POI MILANOLTRE E REGGIO ALL'APERTO
*E non è finita: il 24 settembre si apre il Festival MILANoLTRE 2024, che fino al 17 ottobre ospita più di 50 appuntamenti tra focus internazionali, 16 prime nazionali, 20 spettacoli dedicati alle nuovissime generazioni, incontri, masterclass e nuovi progetti, e dal Teatro Elfo Puccini s’irradia nella città, toccando il Pac Padiglione di Arte Contemporanea e altri luoghi.
La prima è affidata al catanese Roberto Zappalà, con un nuovo ambizioso lavoro intitolato ‘L’après midi d’un Faune, Boléro, Le Sacre du Printemps (trilogia dell’estasi)’. ‘Per ritrarre l’inquietudine del presente, le relazioni umane e derive della società contemporanea nei rapporti tra uomini e donne’, recita il comunicato, ‘Zappalà parte dalle suggestioni del film cult ‘Eyes wide shut’ di Kubrick e le trasfigura ed esalta nel suo immaginario visivo e coreografico con un grande allestimento per 14 danzatori della sua Compagnia e 10 comparse'.
E ancora, attenzione alla nuove edizione dello splendido Festival Aperto che la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia promuove dal 17 settembre e che si estenderà fino a un clamoroso finale con nove perfomances sull'Arte Povera di Anne Teresa De Keersmaeker alla collezione Maramotti, nella penultima settimana di novembre.
Di certo torneremo a parlarne e parleremo ancora tanto di danza contemporanea e della rinnovata straordinaria vitalità di questo mondo.