Tra case popolari e fabbriche dismesse, ammirando questi Sanpapié che a dispetto del nome hanno così tante carte da girare

Lara Guidetti (da campoteatrale.it)

 Oltre che lamentarsi, giustamente, per l'assenza di un grande polo dedicato alla danza contemporanea, gli appassionati milanesi possono sempre consolarsi guardando alla vivacità delle varie realtà che si richiamano a questa disciplina. Il mondo della danza a Milano pullula di sigle e di belle iniziative, quasi fosse una vera e propria scena underground.

 Una delle prime realtà da non perdere d’occhio è decisamente Sanpapié, compagnia che da quasi vent’anni - come si legge - ‘si pone al crocevia fra danza, musica e drammaturgia, in un territorio in cui il corpo e le sue potenzialità espressive sono sempre motore primo della ricerca’.

Invero loro stessi, sul sito sanpapie.com, cercano di sfuggire alle definizioni e forse non amano essere incasellati nemmeno nel teatro-danza, al punto da scrivere: ‘Già a partire dal nome, Sanpapié rinuncia alla carta, ai documenti, alle definizioni. La sua natura è sempre stata quella di sapersi rinnovare a ogni progetto, cambiando insieme ad esso, sviluppandosi, crescendo’.

 Attiva in Italia, spesso e volentieri anche ad altissimo livello, Sanpapié ha già fatto capolino in quasi tutta Europa e persino in Cina. E certo ormai si possono permettere di riportare, alla voce ‘chi siamo’, persino una bella citazione del filosofo e divulgatore neo-Zen Alan W. Watts, per rivendicare con orgoglio: ‘Esteriormente siamo solo una mela tra le altre. Interiormente, siamo l’albero’. 

 Al centro del gruppo di lavoro, e dei lavori che abbiamo avuto la fortuna di poter vedere di recente, c’è la coreografa e direttrice artistica Lara Guidetti, figura particolarmente capace di conciliare il vero e proprio disegno della danza anche con nuove tecnologie e altri linguaggi, nonché di gestire e valorizzare la carica vitalistica di ballerini giovani e giovanissimi, apparentemente senza furbizie del mestiere.

 Si è già detto molto della performance artistico-politico alle ex Reggiane di quest’estate, ‘SANTA’, con opere in sito di Maurizio Cattelan, lavoro tra gli altri che Guidetti ha progettato per la compagnia nazionale Ater balletto. Per certi dettagli, il suo stile mostra una qualche parentela con la poetica di Boris Charmatz e della sua Terrain, che si è addirittura innestata, peraltro alquanto brevemente, nella mitica Wuppertal Pina Bausch.

 L’aspetto che rende poi meraviglioso seguire Sanpapié è la totale assenza di snobismo e di attenzione agli interlocutori tradizionali, fin dalla scelta di concepire le rappresentazioni per portare la danza e lo spettacolo fuori dai luoghi deputati, che purtroppo sono invece riservati al pubblico borghese e agli addetti ai lavori.

E’ il caso della performance cavallo di battaglia, intitolata ‘A[1]BIT’, frutto della felice collaborazione con Alma Rosè, altra bella realtà milanese, nata nel 1997 con un fortunato spettacolo da cui ha preso il nome, e vocata proprio a un teatro contemporaneo d’empatia con il territorio e con ‘il pubblico dei cittadini’ nel senso più ampio possibile. Alma Rosè ha organizzato con Sanpapié cinque diversi appuntamenti alla fine di quest'estate, tra gli edifici del patrimonio immobiliare di Edilizia Residenziale Popolare gestito dalla società MM Spa. 

 Chi ha avuto la fortuna di assistere alla ripresa di ‘A[1]BIT’ nelle case di via Val Bavona (nel Municipio 6, che corre lungo l’asse del Naviglio Grande e include il quartiere di Lorenteggio), in particolare nell’uggioso pomeriggio di sabato 4 ottobre, si è incantato due volte: per la passione dei giovani interpreti che hanno sfidato il maltempo e per la gioiosa partecipazione di una dozzina di ragazzini del posto.

E come se la fanciullezza degli uni - intatta, ovvero preservata nonostante lo studio del movimento - , si fosse poi specchiata perfettamente in quella naturale e pure più difficile degli altri.

 La pattuglia decisamente pre-adolescenziale e multicolor di ‘spett-attori’ aggregati, ha accolto il corteo di appassionati e addetti ai lavori che aveva appena effettuato un giro della zona, ascoltando con le cuffie wireless il racconto di Marcello Gori sulla storia e le caratteristiche di quest'area periferica.

Il gruppo di ragazzini delle famiglie residenti si è riunito propriamente intorno all’esibizione, appena è cominciata, dentro lo spazio del grande condominio, giocando, interagendo e in qualche modo soprattutto imitando i ballerini. Particolarmente vivace uno dei più piccoli, con maglia di Batman, che ha subito provato a fare la ruota come in un'acrobazia appena eseguita dal primo ballerino dei Sanpapiè nel prato del cortile.

 Alcune ragazzine più attente e quasi seriose hanno indossato le cuffie che gli organizzatori fornivano e hanno anche ascoltato la musica contemporanea a cui il titolo stesso fa riferimento, la ‘1-Bit Symphony’ di Tristan Perich.

Tutt'altro che facili hit di Dua Lipa, sono brani originali di un artista di origine croata, trasferitosi a studiare e a vivere a New York, che, dopo la laurea alla Columbia e il master alla Tisch School, ha iniziato a fare musica ispirandosi direttamente ‘alla semplicità estetica della matematica, della fisica e del codice’, recita la scheda di Bandcamp. 

 Primo album in assoluto pubblicato sotto forma di microchip, questa sinfonia in 5 movimenti ispirata alle influenze musicali più disparate, da Strauss al mondo sonoro dei primi Nintendo, passando per Glass e Reich, è un’opera elettronica di un notevole fascino e potenza, soprattutto se ascoltata in cuffia, individualmente, come ha scritto Carlo Tomeo. ‘La relazione tra posizione singola e collettiva, in un contesto urbano e disordinato, è il cardine della ricerca coreografica: i danzatori si muovono in funzione dello spazio e del pubblico, che si trova ad essere, inconsapevolmente, parte del disegno coreografico’.

 Certo, a partire dalla scelta delle musiche, niente è così facile e scontato nei lavori di Guidetti, del resto la sua spiccata passione per l’uso di scale, ringhiere, grate e persino inferriate delle finestre vorrà pure indicare qualcosa.

I ballerini, quasi ad accentuare la sfida, manifestano costantemente un atteggiamento di sfrontata voglia di relazione diretta con il pubblico, con un uso quasi aggressivo degli sguardi e numerosi momenti di vera e propria interazione. ‘È così che la danza si fa un rito sociale che annulla le distanze tra artista e fruitore’, ha spiegato con tono accademico Anna Monteverdi, ‘e A[1]bit, più che uno spettacolo da vedere e capire, si trasforma in un percorso esperenziale, un movimento da condividere’. 

 Aldilà di tutte le chiacchiere e i complimenti, quando si trascorrono pomeriggi come quelli con ‘A[1]BIT’ in via Val Bavona, o con l'arci-spettacolare 'SANTA' alle ex Reggiane, gli appassionati escono pure un po’ sconfortati dall’idea della quantità di risorse pubbliche che in questi anni sono state divorate, in primis durante il lungo periodo con il potere decisionale nelle mani di rappresentanti del centrosinistra, da molte polverose istituzioni dello spettacolo, e che invece meritavano di essere impiegate in vere e proprie battaglie culturali di frontiera come queste.

Dio solo sa quanto ci sarebbe stato bisogno di dieci, cento, mille Sanpapié nella grande e vera Milano della gente comune, e quanto sarebbe stato meno arrogante e classista non buttare via il denaro di tutti anche solo per una o due di quelle scenografie kolossal da teatrone borghese ad accesso esclusivo per ricchi.  

La perfomance A[1]BIT della compagnia Sanpapié

Iscriviti
alla newsletter

Ultimi Articoli

Iscriviti
alla newsletter

-->