

Volano in alto Marco e Rafaela, Boris sbalza fuori e non si ferma mai l'ottovolante dei coreografi e creatori
08.10.2025
In queste stagioni di particolare fermento nel mondo della danza contemporanea, se esistesse una classifica dei coreografi sarebbe davvero sempre tanto tormentata. Soprattutto se si parla della ricca e articolata scena europea, forte anche di una consolidata tradizione di protagoniste e protagonisti di primo piano. Nel volgere di pochi mesi possono arrivare nomi nuovi, o quasi, ai vertici dell’attenzione, suscitando l’entusiasmo del pubblico degli appassionati e confermando in pieno le prime impressioni positive degli addetti ai lavori. L’ultima spettacolare Biennal de la Dance Lyon ha definitivamente acceso i riflettori sulla figura del portoghese Marco da Silva Ferreira, autore dello spettacolo clou e coreografo di casa alla Maison de la Dance e già noto in Francia. Grazie al suo ‘F*cking Future’, allestito nel contesto post-industriale de Les Grandes Locos, ha segnato quasi una sorta di passaggio di testimone con Boris Charmatz, che alla precedente edizione della stessa rassegna aveva firmato l’indimenticabile kolossal ‘Liberté Cathédrale’ per Wuppertal-Pina Bausch e Terrain , e di cui è fresco l’annuncio di una prematura separazione dal Tanztheater. Intanto, ancora in Francia, una fortunata tournée del Balé da Cidade de São Paulo ha portato alla ribalta il nome della coreografa brasiliana Rafaela Sahyoun, che in Europa si è perfezionata e ha potuto allestire i primi spettacoli…
Marco da Silva Ferreira, classe 1986, è uno sportivo e fisioterapista che ha scelto di fare il ballerino professionista dal 2008. E’ arrivato ai vertici della danza europea negli anni Venti, nei vari CCN di Francia, da Naen nel ’21 a Lione con Tiago Guedes (che lo ha portato anche nella sua seconda Biennale). Tra gli spettacoli di punta, nel 2024 ha creato ‘A Folia’ per l'Opéra national de Lorraine (Nancy), diventato un best-seller del Ballet de Lorraine di Maud Le Pladec. Sono meno di 40 minuti di festa per 22 ballerini coloratissimi, con musiche che vanno dal Rinascimento alla techno: chi ha avuto la fortuna di vederlo a Milano, il 4 o il 5 ottobre, sa quale contagiosa festa Marco sia riuscito a costruire, ‘per esplorare i concetti di estasi, euforia e ribellione collettiva, come motori di costruzione culturale, politica e artistica’. Marco viene da una piccola città del Portogallo del nord, dove si respira l’aria dell’Atlantico, ma ammette che il suo lavoro di coreografo si è sviluppato intorno alle pratiche urbane delle grandi città dove ha lavorato, a partire da Londra per Hofesh Schether, ‘in una riflessione continua sul senso delle danze emergenti dei nostri giorni, attraverso un espressionismo astratto e molto autobiografico’, specifica. Dell’ultimo strepitoso ‘F*cking Future’ - che insieme con ‘A Folia’ segna la definitiva affermazione di da Silva Ferreira, si notano anche l’assetto produttivo plurale di primo piano (coordinato dall’agenzia belga Art Happens, che segue artisti di nicchia e cult, dalla brasiliana Alice Ripoll all’americano Trajal Harrell al greco Christos Papadopulos) e la scelta di arte.tv di riprenderlo e renderlo disponibile online.
La brasiliana Rafaela Sahyoun si è formata tra Londra e l’Austria, nei primissimi anni Duemila, poi è tornata a lavorare a San Paolo come ballerina e coreografa, ma vanta già anche un notevole curriculum anche in Europa come formatrice. Con la sua pratica di movimento, ‘The Body The Player The Journey’, è stata chiamata in università, scuole di danza, compagnie e teatri. Il balzo alla notorietà e ai grandi applausi del pubblico è abbastanza recente, con il progetto del 2022 commissionato dal Balé da Cidade de São Paulo intitolato ‘Fôlego’. Dopo un rodaggio nel 2023 con le rappresentazioni al Theatro Municipal de São Paulo, ‘Fôlego’ (che vuol dire Respiro) è diventato uno dei titoli di maggiore richiamo per le tournée della più importante compagnia di ballo del Brasile. Nelle più recenti date francesi, dal successo clamoroso al debutto nella Sala Bernhardt del Théâtre de la Ville di Parigi, questo grandioso e ammaliante spettacolo di danza, che deve molto anche al sapiente impiego di una scenografia con un enorme specchio, di luci perfette e di costumi coloratissimi, è stato spesso abbinato alle coreografia più recente di Sahyoun, ‘Boca Abissal’ (Bocca abissale). Affascinata dai ritmi ipnotici e dall’imitazione della natura, Rafaela in Fôlego fa danzare i suoi perfomer al ritmo delle pulsazioni della Terra, in un'esplosione di libertà e colori su elettro-beat brasiliani del musicista Axel Willner aka The Field. Viceversa, la nuova Boca Abissal s’immerge nelle profondità marine dove i corpi diventano ampi e circolari.
La citazione
Sei stato selvaggio, un tempo. Non lasciarti addomesticare.
Dalla città di Wuppertal, dove ha sede la compagnia di teatro-danza fondata da Pina Bausch, ai primi di ottobre del 2025 è stata divulgata la notizia dell’avvenuta separazione consensuale da Boris Charmatz, il ballerino e coreografo francese che era stato chiamato alla direzione artistica nel 2022. Eppure Charmatz aveva mostrato di saper gestire il solido repertorio di spettacoli firmati dalla mitica Pina (per esempio con il ri-allestimento del celebre ‘Vollmond’ e con il nuovo ‘Club amour’ ispirato a ‘Café Müller’ in apertura di un trittico di opere originali della Bausch), ancora molto richiesto persino ai grandi festival, come all’ultimo ImPulsTanz di Vienna piuttosto che al Festival d’Avignon nel 2024. Era anche riuscire a impegnare la compagnia in progetti innovativi di grandissimo livello, come il kolossal ‘Liberté Cathédrale’ che ha visto in scena anche i ballerini della Terrain fondata dallo stesso Charmatz ed è nato nella chiesa brutalista Mariendom di Neviges per poi diventare un cult mondiale dopo la rappresentazione in un capannone industriale per Biennale Lione 2023. Poi è stata la volta di un itinerante ‘Wundertal/Sonnborner Strasse’ e di ‘CERCLES’ in un campo di calcio, nel 2024: del resto Charmatz è un maestro della ‘nouvelle vague’ francese degli anni Novanta conosciuta anche come ‘movimento della non-danza’ e si era fatto notare in tutto il mondo proprio con alcuni esperimenti performativi extra-teatrali, a partire dallo spettacolo ‘La Ronde’ nell'ambito dell'evento 'Avant-travaux' che ha segnato la chiusura per ristrutturazione del Grand Palais a Parigi e di analoghi interventi alla Tate di Londra e al Moma di New York.
Che cosa abbia portato alla conclusione prematura del lavoro di Charmatz come direttore a Wuppertal non è ancora noto, aldilà di generici ‘motivi personali’. Si sa che certe eredità pesano come macigni, anche nei teatri in Italia, e la stessa nomina di Charmatz era arrivata dopo un annoso dibattito (Pina Bausch è morta nel 2019) sul destino della compagnia, che ora si è pure rinfocolata a livello politico per la proposta di istituire entro il 2026 anche un vero e proprio Centro Pina Bausch, nello Schauspielhaus di Wuppertal, per preservare il patrimonio artistico della coreografa. Sul piano specifico dello spettacolo, si può dire che agli appassionati Charmatz con Terrain a Wuppertal non è parso affatto mostrare il peso dell’ingombrante eredità dello storico teatro-danza e nemmeno quello dei numerosi anni di successo alle spalle. Anzi, questi suoi ultimi lavori contenevano un’evidente energia giovanile e una forza d’impatto propria del nuovo, caratteristiche che molti coreografi di successo purtroppo non riescono a mantenere intatte negli anni, a forza di commissioni e di lavori soprattutto nelle grandi istituzioni teatrali.