Giornate mirabili s'annunciano a Parma, con Zeldin a 'Prendersi cura' della società reale e della rinascita della Tragedia
27.10.2025
Se non vi interessano particolarmente le chiacchiere, ci sono anche gli appuntamenti teatrali, e di prim’ordine. E' decisamente un’iniziativa importante, di respiro internazionale, quella delle ‘Giornate d’autore’ varata dalla Fondazione Teatro Due di Parma.
Alla seconda edizione il tema scelto è, sic et simpliciter, ‘Drammaturgia europea oggi’: dal 30 ottobre all’1 novembre ne parleranno autori di spicco come le spagnole Lucìa Carballal e Maria Velasco, il tedesco Roland Schimmelpfennig e l'inglese - molto amato anche in Francia - Alexander Zeldin. Coordina le varie occasioni d’incontro Florian Borchmeyer, curatore del FIND Festival alla Schaubühne, abituato a girare l’Europa in caccia dei nuovi protagonisti da invitare a Berlino e pure perfettamente in grado d’esprimersi anche in italiano.
Il panel di apertura, come recita il comunicato ufficiale, vedrà fra i relatori Klaus Lederer, che di cultura e politica si è occupato anche nel Parlamento tedesco e in sede europea; Kriszta Székely, regista e direttrice designata del Katona Theatre di Budapest; Oberdan Forlenza e Paola Donati, che sono poi il presidente e la direttrice della Fondazione Teatro Due di Parma.
All’incontro conclusivo parteciperanno Eva Behrendt, critica per la rivista specializzata ‘Theater Heute’, Carlos Rod della casa editrice La Uña Rota, il regista e drammaturgo Gianni Forte (che presenterà anche il suo testo fresco di stesura 'Chirone', da Ovidio) e - presenza certo alquanto notevole - David Byrne, direttore del Royal Court Theatre di Londra.
La prestigiosa istituzione inglese vocata proprio alla sperimentazione e al rinnovamento è una fucina di nuovi autori e un laboratorio del nuovo teatro. Anche soltanto prendendo l’esempio recente del singolarissimo ‘Cow|Deer’ - una tragedia contemporanea rigorosamente costruita con i rumori, senza parole pronunciate in scena - si vede il livello del rischio che si assumono ogni volta al Royal Court sempre ben compensato da un altissimo grado di professionalità che viene messa in campo.
Per inciso, ‘Cow|Deer’ - ripetiamo da quanto scritto di ritorno da Londra - nasce da un testo vero e proprio e da una drammaturgia rigorosa, che Byrne ha affidato a Nina Segal, giovane scrittrice eclettica e pluripremiata, attualmente drammaturga associata al Royal Court stesso. Accanto a Segal hanno partecipato, a pieno titolo, professioniste invece molto sperimentate come Katie Mitchell, una delle registe di punta della scena europea, e Melanie Wilson, riconosciuta artista del suono e compositore musicale che ama definirsi ‘performer interdisciplinare’.
Insomma sarà un po’ di aria sana di sprovincializzazione e di apertura, quella che si potrà respirare a Parma, confrontandosi sul presente e sul futuro del teatro di parola con interlocutori fortunatamente molto diversi dalla solita compagnia di giro che tocca ascoltare quasi sempre in Italia. Non dovrebbero esserci nemmeno quei quattro soliti cosiddetti ‘intellettuali’ di riferimento, universitari e/o critici che sono di casa nelle istituzioni teatrali e vengono chiamati - retribuiti, e non solo a gettone - a pontificare ‘pro-domo solvente’ nei convegni e negli incontri organizzati.
Le Giornate d’autore di Teatro Due (l'ingresso è libero previa prenotazione) sono rese ancor più interessanti dall’idea che si possano ‘assaggiare’ numerose novità, con letture teatrali ad hoc o rappresentazioni. E tutte sembrano portare un preciso segno d’attualità.
Per due sere, 29 e 30 ottobre, andrà in scena a Parma ‘Il disperato’, spettacolo della compagnia Wunderbaum, guidata dalla regist-attrice Marleen Scholten, che reciterà anche accanto a Alessandro Riceci, Ludovica Callerio ed Elisabetta Bruni. Il racconto s’incentra sull’effetto drammatico della crisi nella vita delle persone.
Si parte dalla constatazione che negli ultimi anni tante famiglie si sono trovate in grande difficoltà economica e le tensioni familiari sono aumentate. La violenza, la rabbia e la distanza sociale sono cresciute, sfociando spesso in episodi drammatici, apparentemente inaspettati, incomprensibili. Il racconto tragico porta in scena una famiglia qualunque, all’interno della casa. Il padre perde il lavoro, la dignità e la speranza di andare avanti: alla fine, decide di uccidere tutta la famiglia, sé stesso compreso, per salvarli dall’abisso…
Non sarà un appuntamento così facile, d’intrattenimento o d’evasione, nemmeno quello seppur sapientemente condito con ironia del nuovo lavoro di Alexander Zeldin, ‘Beyond Caring’ (di cui lo stesso Teatro Due s’è proprio ‘preso cura’ entrando tra i co-produttori).
Già acclamato come una grande narrazione indimenticabile soprattutto in Francia con il titolo ‘Prendre Soin’, il nuovo spettacolo di un autore e regista tra i più considerati, mette a fuoco un tema generalmente poco frequentato dal teatro, le nuove forme di sfruttamento del lavoro e le vite impossibili dei precari sottopagati.
La storia muove dall’ambientazione notturna in una macelleria industriale, dove fanno turni massacranti e s’incontrano nelle pause cinque addetti alle pulizie chiamati attraverso un’agenzia di lavoro interinale.
Chi seguirà le Giornate potrà anche assistere alla lettura, che sarà animata dalla compagnia di casa, il 1 novembre alle 11, di un altro precedente lavoro di Zeldin, ‘The Other Place’. Si tratta del terzo step della trilogia 'Inequalities', che comprendeva anche 'The Confessions', rappresentato nel '24 anche al Piccolo Teatro di Milano).
Tra l'altro, il Young Vic Theatre di Londra ha annunciato la produzione di una nuova opera di Zeldin, 'Care', che sarà in cartellone dall'11 maggio per due mesi. Centrata precisamente sullo smantellamento del welfare nella nostra 'società liquida' dove traballano anche i riferimenti primari, è la storia di una famiglia con mamma single, due figli pre-adolescenti conflittuali e una nonna in casa che si ammala.
Certamente questo di Zeldin, con il doppio appuntamento per ‘Prendersi cura’, il 30 e 31 sera, e l’incontro con lettura del primo giorno di novembre, è un po’ il colpaccio del teatro di Parma, per le Giornate d’autore che scandiscono anche il bel festival Gradus dei teatri di Parma e Reggio Emilia.
Vale la pena di sottolineare che, stando anche a quanto si legge sui giornali, il nuovo Zeldin ha aperto un po’ la serie delle grandi narrazioni impegnate che stanno incantando il pubblico degli appassionati in Francia nell’ultima stagione.
Non a caso ‘Beyond Caring/Prendre Soin’ viene spesso citato insieme con la nuova commovente fiaba sociale ‘Valentina’ di Caroline Guiela Nguyen, che racconta la storia di una madre malata e di sua figlia provenienti dalla Romania ed è stato accolto con grande interesse il 16 ottobre in prima italiana al RomaEuropaFestival.
Sempre tra i cugini d’Oltralpe ha fatto molto parlare una nuova produzione del TGP-Saint Denis, Parigi: il grandioso affresco narrativo al femminile tratto da ‘La guerre n'a pas un visage de femme’ della scrittrice e giornalista ucraina Svetlana Alexievitch, premio Nobel 2015. Nove attrici strepitose, che si raccontano confrontandosi sulle esperienze di vita durante la seconda guerra mondiale in Russia, abilmente dirette da un’altra donna protagonista del teatro contemporaneo francese, Julie Deliquet.
Massima invidia ha visto la pièce alle prime in Saint Denis, come una nostra corrispondente tenace che, invece di bloccarsi dinanzi alla barriera del tutto esaurito, s’è presentata un’ora prima dello spettacolo per iscriversi alla ‘liste d’attente’ e ce l’ha fatta ad entrare. Entusiasta anche del risultato, che descrive così: ‘Fa una certa impressione vedere, un mercoledì sera qualunque, 450 spettatori scattare in piedi ad applaudire, dopo tre ore di spettacolo, e non voler più smettere’…
Era domenica 19 ottobre, purtroppo, l’ultimo giorno utile per approfittare dell'occasione di andare a vedere subito ‘La guerre n'a pas un visage de femme’, ma gli appassionati veri sono già pronti a seguire la tournée del 2026, per ora purtroppo ristretta solo alla Francia, seppure con due date vicine come Nizza e Lione.
C’è una tematica sottostante a questo florilegio di grandi narrazioni, piuttosto che ai tentativi di autori delle nuove generazioni di non usare nemmeno la parola per rappresentare spaccati sociali marginali (come fa a proposito delle famiglie greco-albanesi Mario Banushi) o di raccontare il mondo rurale dell'allevamento oggi alla luce delle nuove sensibilità animaliste (come è riuscito alla valente Nina Segal), insomma di uscire comunque dall'impasse del post-drammatico.
E vale la pena almeno di accennare a questo tema di fondo: nel mondo del teatro ormai numerosi protagonisti europei di prim’ordine sembrano che abbiano scelto la riscoperta dell’impegno politico e delle tematiche più vive e spinose legate alle trasformazioni della società.
Abbiamo già parlato spesso di alcuni esempi, dal guru svizzero tedesco Milo Rau ai nostri benedetti Kepler 452, che sono riusciti a mettere in piedi uno spettacolo di peso e di successo su un argomento tanto ostico come i soccorsi in mare ai migranti e i drammi nel Mediterraneo ('A place of safety' riparte tra breve di nuovo in tournée).
Non deve sorprendere che questo nuovo fronte degli 'engages' del teatro contro la conclamata crisi della democrazia diventi un caso di successo: persino il manga più amato nel mondo, 'One Piece', un racconto di formazione e di pirateria, descrive la società come sottoposta a un Governo mondiale guidato da 20 famiglie onnipotenti che ne tirano i fili, e questo potere è tra i principali nemici del protagonista Rufy e della sua ciurma.
Il che è un contenuto forte di questo prodotto d'animazione giapponese, come si nota anche solo dalla ricaduta di vedere sventolare in tante manifestazioni di protesta tra bandiere palestinesi o rosso e nere dell'anarchia anche il vessillo dei pirati del prodotto d'animazione giapponese.
Tornando al teatro, è interessante notare come questa linea delle grandi narrazioni incarnate nella realtà e di rappresentazioni comunque di netto significato politico, si vada consolidando in una fase di particolare stallo e implosione della sinistra europea, dopo che le forze storiche - disorientate per non aver davvero mai fatto i conti con l'eredità ideologica - si sono autodistrutte nella deriva di un’acritica adesione al regime turbo-liberista finanziario globale.
Allora, non è che per questi nuovi autori impegnati il teatro sia semplicemente la prosecuzione della politica con altri mezzi? No, non succede semplicemente che oggi - data l’impermeabilità delle forze politiche di sinistra alla società, nonché la crisi di fatto anche dei cosiddetti movimenti al di fuori delle organizzazioni consolidate - s’impanchino teatranti d'attualità tutti coloro che altrimenti salirebbero sulla scena pubblica vera e propria.
Come ha continuato a ripetere il brillante filosofo Jean-Luc Nancy, in numerose occasioni dal 2002 (vedi i testi delle due conferenze in ‘Corpo teatro’, ed. Cronopio 2011, traduzione italiana a cura di Antonella Moscati), sarebbe indispensabile oggi rimuovere dal nostro orizzonte culturale la constatazione che viviamo nel mondo ‘dopo la tragedia’, in tutte le declinazioni che ha assunto, da Nietzsche in poi.
Ammonisce Nancy: ’sappiamo bene che le sorti della democrazia e della tragedia sono strettamente legate: perciò non è impossibile che i problemi e la fragilità della prima si esprimano nella perdita della seconda’.
Dio sarà pure morto davvero, da più di un secolo, e volendo anche l’Uomo e il Bene dopo Auschwitz, ma la storia non si è fermata affatto e anzi il male assoluto senza maiuscole può dispiegare ancora le sue odiose ali ovunque, nel disinteresse dell'indifferenza radicale post-moderna.
E per fermare questa soffocante e sterile china che definire ancora semplicemente nichilista non pare lontano dal vero, è fondamentale che la nostra polis riscopra il ruolo di coscienza collettiva svolto storicamente della tragedia.
Questo è oggi un compito eminentemente di ‘salute pubblica’ che tocca in primis ai teatranti appassionati e agli spettatori che li sostengono.