Venerdì 24 ottobre di rigore incantarsi con Banuschi, prima di masticare amaro con Rimini Protokoll. E ancora...

'Goodbye, Lindita' in prima a Triennale (foto di Theofilos Trims)

N.G.

Mario sì che sa tacere bene

Forse non tutti gli appassionati hanno inquadrato bene il ‘caso Banuschi’. Al giovane Mario Banuschi, classe 1998, albanese d’origine e ateniese d’adozione teatrale, sono bastati i primi tre spettacoli di un personalissimo ‘Romance familiare’ raccontato con pochissime parole, per diventare, in appena due anni, un po’ la stella emergente del nuovo performativo, considerato tale persino nel mondo inglese. Non c’è festival europeo di prestigio che non abbia voluto questo suo poetico ‘Goodbye, Lindita’ che apre la trilogia, un racconto balcanico di una casa segnata dal lutto. Perciò non poteva mancare in questa tranche di FOG Inequalities, il 24 e 25 ottobre in Triennale Teatro Milano. Assolutamente da non perdere, e da discutere dopo.

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La strana luce della danza

Si aprono finalmente le danze ‘numinose' del festival Danae 2025 a Milano. Si parte venerdì 24 ottobre al Teatro Fontana con ‘Cani Lunari’, nuova creazione di Francesco Marilungo, considerato uno tra i coreografi più interessanti della nuova scena italiana (premiato per il precedente ‘Stuporosa’) per poi sabato continuare anche con ‘you, elsewhere’ di Francesca Siracusa e ‘About love and death’ l’elegia danzata del francese Emmanuel Eggermont dedicata al coreografo e scrittore tedesco Raimund Hoghe, che è stato il drammaturgo di Pina Bausch (entrambi gli spettacoli sono alla Fabbrica del Vapore, h.17 e 18.30).

N.G.

Il giudice, il prete e l'umanità

In punta di piedi ma sempre con uno sguardo artistico diverso, PACTA Salone continua a presentare novità nella sua Vetrina contemporanea. E il 21 e 22 ottobre è la volta di ‘Glauco - confessioni criminali di un giudice randagio’ del Teatro Stabile D'Abruzzo in collaborazione con Teatranti Tra Tanti, da un testo di Vincenzo Martorelli. Uno spettacolo di cui si dichiara il genere della commedia nel senso più ampio: brillante, grottesca, gialla con punte di teatro dell’assurdo. ‘Attraverso la scomoda confessione di un uomo, si esplora l’umanità nei suoi aspetti più contraddittori, offrendo una visione cinica e pungente della società contemporanea e sui limiti della redenzione’. 

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Taiwan a Torino, via Rimini

Siamo sicuri che in molti, potendo, farebbero una bella gita nel fine settimana a Torino, per l’appuntamento clou del Festival delle Colline Torinesi, il 25-26 ottobre al Teatro Astra: la prima di ‘Ceci n’est pas une ambassade (Made in Taiwan)’ di Rimini Protokoll. Nato durante una residenza artistica di Stefan Kaegi a Taipei, il racconto verità ha un plot singolarissimo che recita: ‘Si deve inaugurare a Torino un’ambasciata di Taiwan, uno dei membri fondatori delle Nazioni Unite. Ci sono un anzia­no diplomatico, una vibrafonista, un’attivista digitale’. Dietro l’ironia apparente, la finzione teatrale si intreccia con una storia culturale e politica dell’Asia poco conosciuta, che rispecchia le democrazie europee e il rapporto con la dittatura imperialistica cinese.

N.G.

L'alfabeto biografico di Agota

Fresco di debutto al RomaEuropaFestival sbarca al Teatro Studio Melato, dal 23 ottobre al 2 novembre, ’L’analfabeta’ da Agota Kristof nell’allestimento di Fanny&Alexander (ovvero Chiara Lagani e Luigi Noah de Angelis) con Federica Fracassi. Produzione del Piccolo Teatro di Milano, con la stessa squadra di lavoro che si è misurata in un interessante tentativo di tradurre in spettacolo la complessità del romanzo capolavoro della Kristof, ’Trilogia della città di K.’. Stavolta dovrebbe essere tutto più semplice, si parte dalla base dei racconti autobiografici della scrittrice, già portati in scena come monologo, una decina d’anni fa, da Teatrodistinto di Daniel Gol con Daniela Tusa) e dall’interpretazione già sperimentata nello stesso ruolo della pluripremiata Fracassi, reduce dalla tournée internazionale del nuovo cult di Christoph Marthaler, ‘Il Vertice’.

'Ceci n’est pas une ambassade (Made in Taiwan)' di Rimini Protokoll in scena alle Colline torinesi (foto di Claudia Ndebele)

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