Semel in anno licet...studiare in tv la regia russa della Prima alla Scala e pure commuoversi per il grande Orsini

Umberto Orsini sogna se stesso giovane in 'Prima del temporale' (foto di Claudia Pajewski)

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Che siano altri 91 così

Il Piccolo Teatro festeggia ai botteghini i grandi nomi del Teatro d’Arte per Tutti: dopo il successo de ‘L’angelo del focolare’ di Emma Dante, al Teatro Grassi, dal 2 al 21 dicembre, arriva ‘Prima del temporale’ con Umberto Orsini. E’ una sorta di grandioso e commovente memoriale teatrale di un attore 91enne, protagonista tra i più grandi d’Italia, che aspetta in camerino di entrare in scena per uno Strindberg. La regia è di Massimo Popolizio. Applausi a non finire già alle prime di Spoleto e Roma, critici entusiasti, a partire dal più esperto Enrico Fiore: ‘Se l’Orsini attore, con una prova ai limiti dell’impensabile, si colloca al di qua della nostalgia e al di là del coinvolgimento emotivo (…), l’Orsini uomo arriva a toccare la verità estrema, e ad un tempo dolorante e indomita, che solo ai grandi vecchi, come a Lear, è concessa’.


N.G.

La zampata dell'orso russo Vasily

‘Semel in anno licet insanire’ e l’appassionato d’emozioni artistiche si può comodamente sedere davanti alla tv, il 7 dicembre dalle 18, per la lunga diretta della Prima della Scala: evento di particolare interesse, non solo per apprezzare Riccardo Chailly, che darà sicuramente il meglio dirigendo il capolavoro dell’amato Dmitrij Šostakovič, ‘Una lady Macbeth del distretto di Mcensk’. Ma anche perché la regia teatrale è di Vasily Barkhatov, un ‘metteur en scene’ mai banale, che divide nettamente pubblico e critica. Classe 1983, moscovita figlio di giornalisti con un carriera fulminante nel mondo della lirica, Barkhatov è un regista con il vento in poppa: reduce da un nuovo ‘Boris Gudonov’ a Lione, è già atteso a Vienna per ‘Stiffelio’ e ancora per ‘Barbablù’, poi ’Morte a Venezia’ a Monaco di Baviera, mentre già prepara il Ring wagneriano per Bayreruth 2028…

N.B.

Occhio all'ombra oscura di Stalin

Il successo dell’adattamento dello splendido racconto di Leskov costò a Šostakovič la feroce stroncatura dell'apparato sovietico, che considerava l'opera caotica, violenta e amorale. Nota Bene: sarà quindi tutto da valutare se la regia di Barkhatov farà riferimento a questo aspetto storico-politico di una trama che racconta comunque l’arretratezza sociale della Russia rurale di metà Ottocento, con una protagonista che risulta poi una donna già molto moderna, la cui vicenda di vittima-colpevole svela l’ottusità patriarcale del suo mondo. Attenzione alle scene di Zinovy Margolin, che le indiscrezioni preannunciano grandiose e sorprendenti, e ai costumi di Olga Shaishmelashvili, abituali collaboratori di Barkhatov. E occhio ai dettagli bizzarri che questo regista ama disseminare qua e là per giocarsi la partita delle doppie letture con gli spettatori più appassionati.

N.G.

Biennale festeggia Berio in Coro

Per pochi fortunati l’alternativa secca alla prima scaligera è una gita a Venezia, il 6 e 7 dicembre al Teatro La Fenice, per la riproposta di ‘Coro’, il capolavoro composto da Luciano Berio per la Biennale del 1976. Quaranta voci soliste del Coro della Cattedrale di Siena ‘Guido Chigi Saracini’, accoppiate per affinità di registro a quaranta elementi dell’Orchestra del teatro veneziano, saranno in scena con venti danzatori della compagnia di Wayne McGregor, per un omaggio che la Biennale di Venezia dedica al grande compositore nel centenario della nascita. ‘Coro’ nasce da testi di Pablo Neruda e da canti popolari delle aree più disparate della terra - Perù, Polinesia, Persia, Croazia, Cile, oltre che delle regioni italiane - come un’antologia di modi diversi di 'mettere in musica’, spiegava lo stesso Berio. Tutto da valutare l'abbinamento con la danza contemporanea sofistica di McGregor.

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A Pà, tutto passa ma tu sei qua

C’è anche chi approfitta del lungo weekend per una puntata a Parigi, dove ha debuttato all’Odéon il kolossal tratto da ‘Petrolio’, l’ultimo romanzo di Pier Paolo Pasolini, e messo in scena da Sylvain Creuzevault, regista d’una efficacia insolita, insieme pop e cult. In tema di sfide pasoliniane fa notizia CSS Udine che ha scelto di allestire un nuovo ‘I Turcs tal Friùl’ con la regia di Alessandro Serra. A fine gennaio farà una prima call-audizione con il compositore e vocal coach Bruno de Franceschi, la produzione è attesa per il cinquantenario del terremoto del 1976 (anno anche del primo allestimento teatrale dei Turcs con musiche originali di Luigi Nono, per la regia di Rodolfo Castiglione). Come noto, il primo e molto amato testo teatrale in dialetto friulano, è del 1944, parla dell’invasione ottomana del 1499 ma è stato scritto durante l’occupazione nazista del Litorale Adriatico.

Manifesto del primo allestimento post-terremoto dal testo in friulano del 1944 di PPP

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