

Speciale Venezia/ Grandi conferme, piccole delusioni e sorprendenti spettacoli d'inizio Biennale Musica
13.10.2025
8
Il week-end d’apertura della 69ma Biennale della Musica a Venezia si merita subito una gran bella pagella. Tutto sommato, in media tra 7 + e 8. Cominciando dall’ultimo appuntamento domenicale, ha colpito davvero nel segno la creazione elettronica live 'Speaker music' di De Forrest Brown, Jr (dove junior sta anche quasi ad indicare anche la remota radice jazz, trasmessa dal padre che suonava la tromba). Giustamente annunciata da ‘il manifesto’ con una pagina d’intervista, trattandosi dell’esibizione del teorico e militante di ‘Make Techno Black Again’, speriamo sia servita a qualcuno anche per andare a leggersi il suo nuovo breve saggio ‘Saecularhytmia’, che arricchisce il catalogo con un intervento di stringente attualità contro le piattaforme di streaming e la fortezza degli Stati Nazione.
N.G.
In attesa di entrare diffusamente nel merito del caso Chuquimamani-Condori, con notevole presenza anche alla cerimonia per il Leone, bisogna sottolineare che il così atteso e singolare corteo di barchini inaugurale, perlomeno guardandolo dalla posizione privilegiata del lungo ponte in legno che congiunge San Pietro a Venezia, non è stato clamoroso come ci si sarebbe potuto aspettare. Forse perché nove imbarcazioni erano poche, forse l’orario era ancora troppo diurno, forse per la diffusione della musica, forse chissà. Di rimbalzo, per i ringraziamenti che si leggono nel catalogo ai consigli richiesti all’artista e regista Yuri Ancarani (presente nel fine settimana), si segnala la storia a tema barchini e Venezia del suo film ‘Atlantide’ che - detto ancora di rimando, per aver incrociato la pattuglia milanese di ‘Save the date’ di Raicultura -, è disponibile gratis su Raiplay.
8
Giustamente conosciuto come straordinario performer solista (anche a Milano, vedi l’evento di fine novembre 2024 in Hangar Bicocca sotto le ‘Torri celesti’ di Anselm Kiefer) il sassofonista norvegese Bendik Giske ha fatto centro anche a Venezia con ‘Into the Blue’, un lavoro ambizioso scritto con il compositore Wouter Jaspers, e anche teatralmente di notevole fascino (la scena è dall’artista visiva Theresa Baumgartner) sulla ‘durata dell’attenzione, della vulnerabilità e sul persistere del sentire umano in un ordine visivo sempre più filtrato dai media’. Non aveva un compito facile, Ginske, visto che la sua performance seguiva l’incantevole concerto d’apertura di Rafael Toral, ‘Travelling Light’, dove la più celebre chitarra della musica sperimentale incontrava quattro solisti di strumenti acustici: Bruno Parrinha (clarinetto), Rodrigo Amado (sax tenore), Yaw Tembe (flicorno) e Clara Saleiro (flauto).
7 -
La delicata questione delle aspettative troppo alte ha portato alcuni spettatori a provare piccole delusioni. Per esempio, all’installazione originale ‘Elevetions’ di Maxime Denuc, pur affascinante lavoro dichiaratamente teso a far incontrare ‘l’estetica dub techno con il suono effimero e fragile di un organo controllato via MIDI dal computer e appositamente costruito’, mancava forse qualche elemento di contorno per inaugurare, nella Sala d’armi A in Arsenale, tanto di un’apposito spazio LSD (dove il logo ambivalente sta in realtà per La Stella Dentro). E, in fondo, anche l’evento domenicale con William Basinski - che era poi una versione di ‘The Garden of Brokenness’ ripensata come un requiem per tre pianoforti, percussioni e drone di vaporetto, presentata con la direzione del pianista Adam Tendler e in un’atmosfera scenica firmata dal noto light designer A.J. Weissbard - nella sua stessa perfezione poetica di ripetizioni forse non è arrivato proprio a rappresentare quel ‘nuovo monumentale lavoro in prima assoluta’ vantato nella presentazione del programma.
7+
La nuova direttrice Caterina Barbieri ha partecipato con emozione, entusiasmo e passione alle ‘sue’ varie prime. Può già considerarsi giustamente soddisfatta del risultato, anche perché il resto sarà in discesa, basti soltanto citare la presenza di Meredith Monk. Però, mai fidarsi troppo degli intenti dichiarati e nemmeno dei titoli. Nonostante lo sguardo che si vuole posare tra musica e cosmo, ‘La stella dentro’ come programma di lavoro e persino un’etichetta discografica ‘Light-Years’ (anno luce = 9,46 trilioni di km, ndr), l'affascinante Caterina sa essere anche inflessibile e aver grande cura della sua stessa immagine. Domenica, a margine della cerimonia del Leone d’argento e prima degli spettacoli, ha quasi tirato il collo al fotografo ufficiale della Biennale, mentre provava a scattarle un nuovo ritratto. Rivedeva i clic e 'questo proprio no, quest’altro pure: sì sono venuta bene ma non mi piace questa luce…' Chissà quale fotografia sarà quella buona, alla fine, se si vedrà la sua spillina pin del gatto nero o quella di Los Thuthanaka sfoggiata alla cerimonia.