'Sta minga a rognà, appassionato milanese, se questa settimana ci sono troppi appuntamenti da non perdere
09.11.2024
Merda, merde, mierda, rompiti la gamba!
E’ tutto chiuso, merda! Oppure: niente da vedere, merda! No, non dite così: nemmeno nel vuoto totale di appuntamenti in sala dell’estate, le esclamazioni coprolaliche a teatro possono essere negative. ‘Merda! Merda! Merda!’, tre volte, è come noto l’augurio di rito prima dell’inizio di uno spettacolo. Entrato in uso già nel XVII secolo e adottato anche dai francesi (‘Merde’, una volta sola) e dagli spagnoli (‘Mierda’, oppure addirittura ‘Mucha Mierda’), l’augurio si riferisce all’arrivo di molte carrozze del pubblico trainate da cavalli, e alla conseguente presenza di abbondante sterco equino sulle strade davanti all’ingresso.
LUPI E BALENE, RISPOSTA OBBLIGATA
Arcinota la risposta d’obbligo al classico “In bocca al lupo!”, che è decisamente poco animalista: “Crepi!”. D’altro canto, lo scambio relativo all’invocazione dei cetacei: “In culo alla balena!” prevede un rimando di rito decisamente ruvido, sempre in tema di deiezioni, ovvero: “Speriamo che non caghi!”
LA GAMBA, IL DIAVOLO E LE PENNE
Con presumibile riferimento alla necessità d’inginocchiarsi tanto per ringraziare il pubblico entusiasta, “Break a leg”, rompiti una gamba, è invece l’augurio tradizionale dietro le quinte del teatro inglese. Si usa in parte anche in Germania, con l’aggiunta del collo (cioè, rompiti una gamba e il collo), ma più spesso i tedeschi ricorrono al semplice ‘Toi, Toi, Toi!’, usando la prima sillaba di Teufel, ovvero diavolo. I russi ripetono un’espressione che si pronuncia circa ’ni pùha, ni perà!’, e sta per un augurio di non venire ‘spennati’ dal pubblico.
PROIBITI VIOLA, BLU, VERDE E GIALLO
Il viola è il colore proibito a teatro in Italia, retaggio medioevale dell’incubo del colore prevalente nelle liturgie cristiane quaresimali, durante le quali la Chiesa vietava agli attori di lavorare. In Inghilterra invece a far paura è il blu, perché le stoffe di questo colore costavano moltissimo e si dice che abbiano fatto fallire diverse compagnie. Anche solo l’occhio blu della piuma di pavone, peraltro, secondo le usanze teatrali tedesche, porta malissimo, e in Germania non si usa in genere mai il verde. La pessima considerazione del verde a teatro viene comunque dalla Francia: non è ben chiaro se la superstizione derivi dall’ultimo costume indossato in scena da Molière nel “Malato immaginario”, poche ore prima di morire, o se invece più concretamente risalga all’effetto delle prime luci a gas, nel XIX secolo, che penalizzavano particolarmente il colore verde. In Spagna guai a farsi vedere a teatro col giallo, colore dell’interno nel mantello rosa del torero, ovvero la parte che vede lo sfortunato matador incornato e buttato a terra (per contrappunto, il rosa porta ovviamente fortuna). Giallo vietato anche in Russia.
SUPER-SUPERSTIZIONI I RUSSI
Un chiodo storto in palcoscenico è di buon auspicio nei teatri italiani, forse perché indicava che il macchinista si era affrettato a piantarlo mentre stava già affluendo tanto pubblico in sala. In Inghilterra è vietato fischiare nei camerini o dietro le quinte, e non si nomina mai la parola “rope”, corda, che evocava cattivi ricordi d’impiccagioni ai molti macchinisti che venivano dal mondo marinaresco. Anche in Francia ‘corde’ è una parola tabù tra gli addetti ai lavori di scena, sia per il rimando alle esecuzioni capitali dei criminali sia per l’ampio uso di questo strumento di tortura ai tempi dell’Inquisizione. Interminabile l’elenco delle altre varie superstizioni dei teatranti russi: non si legge mai l’ultima frase del copione alle prove, non si entra mai sul palco col piede sinistro, i fiori freschi di possono portare in scena solo dopo la prima, non si può mangiare, soprattutto semi di girasole, non si fanno cadere i pettini, non si aprono mai gli ombrelli…
LA CITAZIONE
Se la gente vuole vedere solo le cose che può capire, allora non dovrebbe andare a teatro: dovrebbe andare in bagno
Bertolt Brecht
(La citazione e altre notizie sono tratte dal ‘Dizionario teatrale’ a cura di Margherita Palli, ed. Quodlibet Naba, 2021)
Nella foto di Nicola Cavallotti, Love me di Marina Otero al festival di Santarcangelo 2022