" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Spegnete quella maledetta luce

Nella foto di Paolo Porto, 'Tutto brucia' della compagnia Motus al festival di Santarcangelo 2022

Nell’universo teatrale, Parigi è sempre capitale e da secoli fa scuola: anche di risparmio energetico. La coincidenza dell’applicazione di una nuova legge sulle illuminazioni pubbliche e del lungo stop da Covid ha incrementato il dibattito, le sperimentazioni e “le riflessioni sulla via ecologica del teatro”, come ricostruisce con competenza un saggio che ha per tema l’estinzione dello spettacolo firmato da Veronique Perruchon. Esperta riconosciuta di light-design nonché studiosa universitaria, responsabile del programma di ricerca internazionale "Lumière de Spectacle”, la Perruchon ha pubblicato questo articolo sul numero 9 della rivista ‘Sciami’, dedicato al tema 'Sentire Luce' e curato da Cristina Grazioli, studiosa e docente universitaria. Potete leggere online l'intero fascicolo (https://webzine.sciami.com/webzine/numero-9/), per rendervi conto di quanto stia avanzando nel mondo del teatro la riflessione su questi problemi e la necessaria svolta ecologica.

QUEGLI ODIOSI QR-CODE

In Italia troppi teatri pensano di cavarsela invitando a usare i biglietti elettronici e a non stamparli, oppure, peggio ancora, vantandosi di aver sostituito i programmi cartacei di sala con gli odiosi ‘QR-code’. Questa pratica, peraltro, incentiva la pessima abitudine di tanti spettatori di sedersi in sala e restare incollati ai cellulari (c'è chi segue in qualche modo i social-media anche durante lo spettacolo), s'immagina con un certo quale consumo d'energia, oltre che un'inevitabile dispersione dell'attenzione. 

MALCELARE LE RUGHE COSTA CARO

Gli artisti più autentici, anche di diverse estrazioni, da decenni lavorano decisamente per sottrazione (di scenografia, di illuminotecnica, di costumi e così via) e hanno quindi interiorizzato una scelta ecologica nello stesso linguaggio drammatico. Eppure a volte domina ancora l’eccesso luminoso, soprattutto in televisione, per malcelare l'invecchiamento dei protagonisti e la povertà di idee. Perché, nella tragica urgenza dello scontro con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, dovremmo tutti risparmiare corrente elettrica mentre lo spreco più sfacciato e inutile regna nella nostra grande casa di vetro televisiva e spesso anche nei nostri teatri che vivono di finanziamento statale? 

PETER BROOK E I VOLTI DEGLI ATTORI

Non va nemmeno dimenticato che il più delle volte la scena luminosa ed esagerata rispecchia soprattutto l’arroganza dei personaggi che vogliono mostrare la condizione di successo. Eppure, dal teatro artistico di fine Novecento abbiamo imparato che i maestri tanto diventano grandi, quanto più amano mostrare di saper lavorare con poco o niente, una penombra, un ramoscello, un tappeto, un attore sottotono: Peter Brook sosteneva apertamente che la luce servisse giusto per consentire al pubblico di vedere i volti degli attori…

L’INCREDIBILE RESPIRO DI BECKETT

Senza luce non ci sarebbe teatro, nemmeno quello più estremo di Samuel Beckett, come ‘Respiro’, un’opera del 1968 senza attori, senza battute e della durata di soli 35 secondi, trentacinque. Richiede più tempo la lettura dell’azione scenica, che è la seguente: per 5 secondi s’accende una luce fioca sulla scena cosparsa di rifiuti eterogenei per terra, e Beckett ammonisce nelle note: nessun oggetto verticale! Tutti gli oggetti devono essere giacenti. Dopo 5 secondi, fuori scena, un piccolo grido: un vagito, indica l’autore. Poi, si sente una lenta inspirazione in crescendo, per 10 secondi, con la luce che aumenta a mano a mano che sale l’inspirazione. Seguono 5 secondi di silenzio assoluto e luce fissa. Lenta espirazione in decrescendo, per 10 secondi, con la luce che diminuisce seguendo procedere l’espirazione. Nuovamente il grido-vagito. 5 secondi di silenzio e luce fioca, come all’inizio. Fine.

RIDURRE LO SPRECO LUMINOSO 

Nessuno ha un’idea di quanta elettricità sia richiesta per una prima della Scala come il ‘Macbeth’, con tanto di ascensore in funzione sulla scena-monstre, piuttosto che di quanto costino e consumino davvero i nostri programmi televisivi, anche quelli che si presentano come intelligenti, con intere pareti di monitor accesi: sarebbe già interessante cominciare a capirlo. Difficile prevedere che a segnare una svolta sia una legge alla francese sull’uso di luci ecologiche e sulla riduzione degli sprechi nello spettacolo, ma basterebbero pure dei piccoli gesti di buona volontà del servizio pubblico e/o dei grandi soloni televisivi, piuttosto che dei responsabili delle mega-produzioni teatrali.

La citazione

Possiamo definire il teatro ciò ‘che avviene tra lo spettatore e l’attore’, tutto il resto è supplementare, forse necessario ma supplementare.

Jerzy Grotowski “Per un teatro povero” (Trad. it. di Maria Ornella Marotti), ed. Bulzoni, 1970

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