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Fingono di star sdraiate al sole, queste Lucertole messicane, ma in scena diventano draghi del teatro politico

Luisa Pardo e Lázaro G. Rodríguez in ‘Centroamérica’ di Lagartijas

 Alla fine di una rappresentazione teatrale perfettamente riuscita e davvero convincente, com’è stata quella di ‘Centroamérica’ dei Lagartijas Tiradas al sol al Teatro Fontana di Milano, la sera dell’11 giugno, gli appassionati volentieri estendono la selva degli applausi all’equipe di regia, seguendo l’indicazione degli attori che rivolgono un attimo lo sguardo indicando il banco del mixer in fondo alla sala.

 Purtroppo nell’entusiasmo dei battimani di ringraziamento non si possono includere gli organizzatori, ma a volte è proprio bello potersi ripetere almeno nel passaparola del dopo: questo nuovo festival LIFE inventato dall’associazione culturale Zona K, dopo un magnifico debutto con una notevole prima parte alla Fabbrica del Vapore, continua a offrire belle occasioni d’incontro con una proposta teatrale davvero ‘altra’. 

 Altra rispetto al nostro solito vecchio teatro relazionale d’intrattenimento borghese, perché prima di tutto internazionale, e poi composta da nuovi artisti militanti, quasi sempre molto indirizzati ai linguaggi multimediali e cosiddetti ‘performativi’, cioè che utilizzano vari linguaggi per produrre veri e propri interventi politici d’attualità. Del resto Zona K che ha sempre puntato a valorizzare queste nuove forme d’espressione che si potrebbero definire di ‘teatro documentario’ ma che si collocano a cavallo persino con il giornalismo d’inchiesta. 

 ‘Centroamérica’, pur non essendo una prima assoluta (era andato in scena a Roma Europa Festival nel novembre del ’24) ha finalmente riportato a Milano una ‘bandada de artistas’ di prim’ordine, i messicani di Lagartijas, che ormai da una ventina di anni lavorano ad ampio raggio su progetti culturali e politici, come questo stesso che stanno portando in tournée dal Canada all’Europa,  ‘d’indagine artistica’ su una porzione di mondo che in fondo è ben poco conosciuta. In scena due dei soci fondatori della compagnia, Luisa Pardo e Lázaro G. Rodríguez, che si muovono con quella straordinaria naturalezza di chi si propone di ‘portare il teatro fuori dal teatro, per farlo vivere’ - come spiegavano nella scheda per il Ref. 

 Anche la scena e i piccoli artifici che movimentano il racconto sono ridotti all’essenziale e molto volutamente giocosi, tovaglie di plastica, una piscinetta e vari piccoli oggetti, quasi a voler ridurre il peso del tema di fondo. Del resto, il logo stesso della compagnia, che sta per Lucertole sdraiate al sole, è un manifesto d’unterstatement teatrale. 

 Lo spunto di partenza è quello di fare un’impossibile fotografia complessiva di un’area del mondo dove persino i messicani sono considerati ‘del Nord’, spiegano i Lagartijas,  ‘un gruppo di sette Paesi, da Panama al Guatemala, un nome, un’intenzione politica, un segno. Un luogo vicino ma lontano perché dal Messico guardiamo sempre verso il Nordamerica. (…) L’America Centrale è uno specchio che, oltre a mostrarci il nostro riflesso, si è trasformato in una premonizione. (…) Un campo di sperimentazione: il Canale di Panama, le piantagioni di banane, i Bitcoin, i sogni di rivoluzione, le dittature che ritornano sempre, le zone speciali per lo sviluppo industriale e commerciale, le bande, gli esodi e le migrazioni causate dall’insicurezza, dalle dittatura, dall’instabilità politica, dai conflitti armati’.

 Ci vuol poco perché i protagonisti comprendono che la ’Obra’ sul Centroamérica a cui hanno pensato è impossibile - anche se sono già riusciti comunque a mostrarne al pubblico un’imbastitura significativa - e presto ripiegano sul racconto di una piccola stramba ‘missione umanitaria’ che Luisa decide di affrontare in Nicaragua su richiesta di una testimone che hanno intervistato (non spoileriamo oltre). 

 Pur ancora non così noti in Italia, e men che meno nella sedicente ‘capitale morale’ dove riempire un teatro da 400 posti con una proposta artistica di questo genere è un’impresa, Lagartijas Tiradas al Sol ha raggiunto da anni una meritata fama internazionale, e in Europa sono stati regolarmente invitati nei vari Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles, Find di Schaubuhne Berlino, Wiener Festwochen, Festival d’Automne di Parigi e così via.

Speriamo che dopo il Ref a Roma e LIFE di Zona K a Milano si svegli qualcun altro a richiamarli: questo teatro politico messicano ha un sapore davvero particolare, armonico e avvolgente, intelligente e militante.

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