

Prima settimana di luglio a teatro e nei cortili di Milano, ma le vere sorprese sono lungo la via Emilia
30.06.2025
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Biennale Channel documenta puntualmente come una televisione, spesso addirittura in diretta, con un notevole apparato di camere remotate e operatori, le attività delle varie rassegne pubbliche veneziane. Quest’anno il Teatro si è meritato una decina di video, comprendenti vari recap antologici e le due cerimonie per i Leoni.
In genere tutto funziona a meraviglia, eppure per parecchie ore è comparso l’avviso ‘The requested content cannot be loaded’ - guarda caso - quando si cliccava sulla registrazione della cerimonia per il Leone d’Argento. Niente, è l’unico video di Biennale che per due o tre giorni non si riusciva proprio a caricare. ‘Try it again’, prova più tardi. Dopo qualche mail di segnalazione, magia!, tutto è tornato come prima e ora è disponibile anche attraverso YouTube.
Dentro il lungo filmato che era stato bloccato alla visione, sono compresi quei fatidici dieci minuti e poco più durante i quali l’attrice premiata Ursina Lardi ha denunciato senza mezzi termini l’assalto politico alla cultura e al teatro da parte delle destre, e lo ha fatto caricando a testa bassa proprio il ministro seduto davanti a lei, Alessandro Giuli, che aveva avuto l’infelice idea di convenire all’uopo, con signora, a Venezia in Ca’ Giustinian, accanto al Presidente Pietrangelo Buttafuoco.
Ancor più imbarazzante del discorsetto, i lunghi minuti di applausi, con standing ovation e ‘brava!’ gridati spontaneamente dai presenti nella Sala della Colonne del palazzo della Biennale, ovvero giornalisti, addetti ai lavori e invitati vari.
Al momento hanno incassato in silenzio i due più importanti esponenti del nuovo potere culturale di Giorgia Meloni, appena un po’ rigidi e imbarazzati, poi affatto, come se niente fosse. In particolare il padrone di casa - che ama proporsi sempre quasi come il Principe di Lampedusa al convegno dei poeti, ovvero un Gentiluomo di ieri in mezzo alle brigate chiassose e informali degli artisti - si è speso ancora in galanterie e sorrisi con l’attrice, prima che cominciasse il cosiddetto Talk a cui sono invitati i premiati.
Quasi a compensare il momentaneo sgomento di Giuli, Buttafuoco e post-camerati vari, oltre al breve ‘blocco tecnico’ del video su Biennale Channel, non è che poi abbia fatto questo gran rumore sui media in Italia l’esortazione del Comandante Lardi alla Nuova Resistenza: qualche bel take di Aska News, le pronte cronache dei siti indipendenti come ilfattoquotidiano.it, congrue citazioni su ‘il manifesto’, piccole estrapolazioni del video ufficiale qua e là.
Basta attraversare il primo confine per notare un ben diverso atteggiamento. Del resto Ursina Lardi da Samedan, cresciuta quarant’anni fa nella Poschiavo mezza italiana ma ormai berlinese d’adozione, è pressoché l’unica ‘grigionese’ diventata stella di prima grandezza in Europa. Perciò vari cronisti della radiotelevisione e della stampa locale svizzere seguono da anni puntualmente ogni passaggio della sua carriera: la Confederazione elvetica è neutralista anche rispetto al celebre motto evangelico che nella vulgata di Luca 4,24 recita ‘nemo propheta acceptus est in patria sua’.
Nessuno dei valenti ‘ursinologi’ di RSI e gazzette cantonali varie si è particolarmente stupito quando, nella cerimonia per il Leone d’Argento a Venezia, l’attrice ha lasciato il tedesco fluente abituale, per leggere il suo discorso ufficiale d’accettazione in italiano, con un certo sforzo, inciampando qua e là negli accenti, per esempio nel passaggio più forte e politico.
Le destre estreme e le forze conservatrici - ha detto la premiata - vogliono ridimensionare a un ruolo non significativo la cultura e il teatro, facendo venir meno le risorse e ‘anche il rispetto e la considerazione per chi fa cultura. Veniamo ridicolizzati, dichiarati inutili, superflui e innocui. E questo mi ferisce più di ogni censura, più di qualsiasi forma di pressione’.
E’ seguita una successione di frasi secche, perfette per altrettanti pause teatrali brevi: ‘I toni si sono fatti crudi, aggressivi. Ovunque. Quanta farsa! Quanto fumo! La classe politica entra in scena a gambe larghe, brutale, virile fino al grottesco, quasi primordiale, disumana. L’impatto è enorme. Paura, terrore, ogni giorno, e quel tintinnio di sciabole che risuona dappertutto. E dappertutto risposte semplici a domande complesse’.
Non per impancarsi neo-esegeti della Lardi, ma anche solo quel ‘tintìnnio’ che le è scivolato via così, con accento sdrucciolo invece che piano, indica quanto per una volta la piccola grande Ursina non abbia voluto affatto recitare come suo solito, preparandosi con ferrea diligenza, da perfetta Swiss Machine del palcoscenico. Ha scelto apposta di scrivere e leggere in italiano la sua intemerata da nuova leader degli Actors Antifa, così, normalmente, per far vivere questa esternazione di un’indignata speciale semplicemente per quello che era.
Come ‘captatio benevolentiae’, nonostante il Ministro, il Presidente e il Direttore Willem Dafoe seduti lì davanti, ha voluto addirittura premettere: ‘non ho mai preso troppo sul serio i premi e le cerimonie di questo genere, ma stavolta, con l’aria che tira, mi sono convinta che valeva la pena di cogliere l’occasione…’.
Come un torrente in piena che scende dal 'suo' Piz Bernina in tarda primavera e alimenta il Flaz, per dieci minuti Ursina è partita all’attacco delle destre e infine non s’è dimenticata di arrivare alla catarsi, come le buone regole aristoteliche impongono. Lo ha fatto con una lunga citazione di poetica da Walt Whitman, su quanto a volte ci sembri che sia stato tutto scritto e detto, ma in fondo c’è pur sempre qualcosa d’altro da raccontare, ‘e forse il meglio è ancora inespresso’.
Anche in questo passaggio si vedeva che non stava recitando: se fosse stata una lettura da esami di scuola di teatro, tutto sommato con quel ’Chissà, quasi non si osa dirlo…I tempi lunghi, lunghissimi, le strade, le costellazioni…’, sarebbe stata rimandata a settembre. Del resto, era già tesa a sferrare l’ultima zampata, sulla strenua difesa della libertà d’espressione e del teatro come atto politico: ‘Perché questo è resistenza’.
Mancava giusto il pugno chiuso levato, ma ormai lo agita pure Trump…
Alla fine si è pure commossa un po’ per davvero, nascondendo l’emozione dietro qualche sorriso nervoso, cercando conforto nello sguardo lì davanti del fratello e dei genitori (la mamma si era alzata, dopo la premiazione, a porgerle il dattiloscritto del discorso), lanciando pure un cenno maliziosamente soddisfatto alla parte destra della prima fila, con le autorità schierate.
A parte qualche battuta nello spettacolo ‘Die Seherin’ a Venezia, c’è stata una precedente occasione in cui Ursina Lardi ha dovuto far ricorso al suo venti per cento d’italiano: negli studi della radio svizzera, quando è stata chiamata a registrare una leggenda storica grigionese dove l’interprete deve saper passare senza il minimo inciampo dal tedesco al romancio e appunto all’italiano. E’ la lingua mista che parlava ‘L’ultimo drago delle Tre Leghe’.
Ecco, qualcuno in sala delle Colonne ha notato che sotto quell’abito da sera e dentro quella certa fragilità, dagli occhi di ghiaccio si poteva intravedere, invece dell’attrice superba, l’animale fantastico che sa essere feroce, il drago appunto, oppure una sorta d’incrocio tra una piccola Orsa e una Leonessa.