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D'Agostin si fa ammirare tanto in 'Asteroide' perché sembra vero, anche se è un po' come quel suo robot

Il robot rimasto in scena alla fine di 'Asteroide'

 E’ quasi adorato, dai più giovani in sala al Piccolo Teatro Studio, e lo si intuisce già quando entra con lo zaino vestito da geologo-esploratore, Marco D’Agostin, per il suo nuovo ‘Asteroide’. Chissà, forse è questo pubblico più fresco che lo carica ancor di più, forse è proprio uno che si spenderebbe davvero anima e corpo anche per un pugno di mosche in platea.

In ogni caso, nella distratta Milano da ri-bere, in questo inizio di giugno del 2025, sono a sorpresa i ‘ragazzi’ che formano la netta maggioranza dei convenuti a teatro per D'Agostin e riempiono persino due o tre balconate di galleria, nonostante il caldo lassù, insieme con il pubblico che potremmo chiamare dei giovani adulti, comprendente un gruppetto di amici e colleghi dello stesso performer.

 Colpiscono anche l’entusiasmo e gli applausi in platea tra gli spettatori che per età diversamente matura e aspetto borghese verrebbe facile considerare il prototipo dell’abbonato o del fedelissimo storico del Piccolo.

Tra i rari commenti che si possono raccogliere qua e là, la classica signora in nero e con baldanza al limite del ritratto satirico della ‘milanese imbruttita’ e/o nevrotica, uscendo si rivolge al cavaliere accanto - marito o comunque compagno di serate teatrali - per rimproverarlo: ‘te l’avevo detto io, che dovevamo venire a vedere la personale di questo ragazzo all’ultimo Presente Indicativo!?!’

 Il malcapitato non-spettatore della prima monografia che il Piccolo ha dedicato nel maggio del '24 a questo nuovo artista associato da Claudio Longhi, non risponde come il coetaneo snob che stava spiegando al vicino di poltrona di aver saltato i precedenti per un banale pregiudizio nei confronti di chi entra giovane nel mainstream dei ‘teatroni’ da lodi dei ‘giornaloni’, guadagnandosi pure le connesse patacche di premi. 

 No, l’altro signore provava a spiegare all'algida rimproverante d’essersi arrestato semplicemente dinanzi a una certa ambiguità a priori della collocazione di D’Agostin nell’universo delle rappresentazioni, ancora molto sbilanciata verso la danza, dopo anni di formazione e affermazione nel mondo della scena performativa contemporanea di ricerca. ‘Sai che non amo proprio i balletti, Cicci, non li capisco…Credevo che fosse tutt'un'altra cosa, non immaginavo certo che fosse poi così divertente!’

 Guarda caso, ancora oggi D’Agostin, pur se si spende in un pezzo di teatro così di contenuto da sfiorare un tema scientifico di peso, per giunta tanto attuale in un mondo sull'orlo di una nuova catastrofe ecologica, viene poi recensito dai critici di danza, anche nei migliori giornali. Bravissimi e competenti, certo, ma esperti di un settore che viene comunque considerato di nicchia.

 Restando alla cronaca del dopo seconda rappresentazione di ‘Asteroide’, ecco che un altro bel gruppetto di esponenti della categoria ‘spettatore avanzato’ - nel senso di conoscenza che, per esperienza negli anni, rasenta quasi la padronanza del teatro di prosa tradizionale - tarda ad uscire e si avvicina alle quinte. Molti si fermano a fotografare (spoiler!) il singolare robottino piumoso-peloso a sei zampe, che rappresenta l'unico essere vivente sopravvissuto alla nuova catastrofe, e che era appena stato impiegato in una danza liberatoria nel controfinale.

Tutti sorpresi per le mille trovate di ‘Asteroide’ e ancora meravigliati. La maschera in divisa si avvicina protettivo alla strana creatura, ma si limita a dire di non andare dietro al marchingegno: poi si mette lì tranquillo, tanto di facce da guai non se ne vedono proprio.

 Il successo così trasversale e sorprendente di D’Agostin, che non nasce certo ieri ma che in questo esperimento unico di ‘Asteroide’ trova una sorta di consacrazione, in fondo si spiega con la stessa similidutine dello spaccato delle stratificazioni delle ere geologiche come si possono vedere nella Gola del Bottaccione di Gubbio, evocate più volte nello snodo del racconto del protagonista. 

 Anche la proposta stessa di D’Agostin, del resto, è unica perché multi-strato e comprende anche la sottile linea d'argilla della rottura epocale. Per dirla grossolanamente, in ‘Asteroide’ s’incrociano la profondità e l’intrattenimento, la performance, la prosa, il musical, l’auto-fiction, la recitazione, il canto e così via, in una ricetta molto accurata e preparata nei minimi dettagli, com’è evidente dal risultato dello spettacolo.

L’ottimo lavoro si traduce poi in un potenziale a raggiera di riflessione per lo spettatore, prestandosi appunto a diversi livelli di lettura, ben aldilà dell'impatto così divertente.

 Tutto si deve, ovviamente, alla bravura e alla completezza dell’interprete, ma anche alla sua generosa trasparenza - almeno così risulta a guardarlo da vicino - e a un crescendo costruito davvero bene. 

 E’ così bravo D’Agostin che sembra vero, per dirla con una battutaccia. E non solo per il fatto che interseca la sua vicenda amorosa personale e le sue paure a quelle di ieri del geologo Walter Álvarez, mentre elabora la sua teoria sull’estinzione di 65 milioni di anni fa.

Sembra vero, D'Agostin, persino quando gioca con quello zaino da film di Wes Anderson, o si cala dentro quella tuta di lamé da musical (che vuole tornare a indossare per il terzo o quarto rientro al giro d’applausi), o ancora quando gioca con il robottino imitandone le movenze.

Ed è una sfida vera e propria mantenersi o anche solo mostrarsi autentico pur nel massimo grado della costruzione a freddo.

 Contribuisce all’effetto verità anche tutto quel porsi così oltre la quarta parete, di dialogo con il pubblico sapientemente imbastito all’uopo. A un dato momento dell’inizio lo stesso D’Agostin confessa che è difficile non vergognarsi nel contesto del musical, talmente il fascino del kitsch fa rasentare l’eccesso.

Per fortuna, lasciata Milano dopo la pomeridiana dell'8 giugno, D'Agostin ripresenta 'Asteroide' ancora in tante belle occasioni (vedi il calendario anche in nota 1), festivaliere e non. Ripescare in giro questo spettacolo sarà un piacere per gli appassionati, non sia mai che vi sentiate un giorno rimproverare d’averlo perso.

Marco D’Agostin ritratto in salsa 'Asteroide' (courtesy the artist and Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles, screenshot da marcodagostin.it

RAPPRESENTAZIONI GIA' IN CALENDARIO DEL NUOVO 'ASTEROIDE'

15 giugno, Festival FisiKo, Sarzana (IT)

 

Luglio

5, 6,  Festival Grec, Barcelona (ES)

12,  Civitanova Danza, Civitanova Marche (IT)

18,  Kilowatt Festival, Sansepolcro (IT)

19,  OperaEstate Festival, Bassano del Grappa (IT)

26,  Centrale Fies, Dro (IT)

28,  Bolzano Danza Festival, Bolzano (IT)

 

Ottobre

6,  FIT Festival, Lugano (CH)

14, 15, Pole Sud, Strasbourg (FR)

18, Festival Aperto, Reggio Emilia (IT)

23, Il Funaro, Pistoia (IT)

 

Novembre

7, Teatro Stabile dell’Umbria, Perugia

8, 9, Cango, Firenze (IT)

18, 19, 20, Les Abesses, Théâtre de la Ville, Paris (FR)

 


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