Il dramma del drammaturgo che sale in taxi per andare a teatro fuori orario e deve rispondere alla domanda: ma che lavoro fa?
10.12.2024
'Possiamo chiudere con il passato ma il passato non chiude con noi': Kepler-452 brilla di nuovo con un toccante 'Album' eco-solidale
Ancor prima del successo facile al botteghino, a volte bastano i premi ufficiali e il consenso istituzionale a rovinare le menti migliori. Non sembra il caso della compagnia Kepler-452, per fortuna, anche perché rischierebbero il doppio praticando il teatro politico in modo nuovo e autentico rispetto a un certo conformismo ‘engagé’.
Dietro al logo astronomico, che con la b dopo il numero indicherebbe il pianeta più simile alla Terra mai scoperta tra le stelle, si muovono oggi Nicola Borghesi, Enrico Baraldi, Paola Aiello e Roberta Gabriele, mantenendo fede agli intendimenti di fondo di aprire le porte dei teatri alla realtà, spaziando tra i format e gli stili senza fossilizzarsi su uno in particolare.
E così, dopo ‘Il Capitale. Un libro che non abbiamo ancora letto’, che nei prossimi giorni sarà di nuovo in scena al TPE Teatro Astra di Torino, poi a Udine e Vicenza, e mentre ancora gira ‘Gli Altri. Un’indagine sui nuovissimi mostri’, lo spettacolo sugli hater e l’odio online presentato nel ’21 e sempre più attuale, ecco la sorprendente novità di ‘Album’.
Una piccola meraviglia, firmata da Borghesi e Baraldi con Riccardo Tabiglio, vista a Milano al Teatro Franco Parenti, sala Zenitale, che è piaciuta tantissimo agli appassionati per i motivi che si possono riassumere in pochi punti.
1. In perfetta armonia con il tema, gli spettatori di ‘Album’ sono invitati fuori dalle sale teatrali e vengono fatti accomodare, a tre o quattro decine per volta, in una sorta di salotto di casa, con qualche poltrona e sedie varie spaiate, intorno a due-tre tavoli, in mezzo ad oggetti appoggiati qua e là o accatastati in qualche angolo, tra cui si notano i monitor, i televisori, il giradischi e il mangianastri con radio incorporata.
2. Il linguaggio è innovativo, multimediale e partecipato - il pubblico è chiamato in qualche modo a ‘recitare’ parlando, annuendo, mangiando - , ma tutto sempre molto ben dosato, esattamente come il tono accattivante che mescola comicità e ironia con impegno militante e testimonianza, caratteristica già apprezzata nei precedenti spettacoli di Kepler-452.
3. La sequenza della narrazione ha del mirabolante, comincia dalla riproduzione delle anguille e dal problema sociale della demenza senile, poi dall’ossessione per le cose e i ricordi arriva al disastro dell’alluvione in Romagna, mentre il narratore è alle prese prima con l’Alzheimer di suo padre stesso e poi con il problema di svuotarne la casa.
Non spoileriamo di più che un altro dettaglio: ogni salto è sottolineato da un cambio di scarpe, il protagonista indossa le sneaker, poi si mette in calzini per un cambio di luogo, esce e rientra con gli stivali da pioggia infangati e infine si rimette le sue scarpe in tela canvas.
4. E’ un testo che non sfigurerebbe nella biblioteca di ‘ecologia integrale’, con un monologo clou sulla solidarietà e la fratellanza, di segno decisamente anti-capitalista e un’aura artistico-letteraria, che s’intravede oltre la superficie medico-scientifica, che sembra richiamare le poetiche della memoria che hanno segnato la cultura di fine secondo millennio, tra i libri di W.G. Sebald e le installazioni di Christian Boltanski.
Aver scelto di collocarsi così sul versante più alto dell’impossibile assimilazione della storia e delle vite di tutti, per evidenziare l’amnesia collettiva nei confronti della catastrofe ecologica (1), è ancor più pregevole in un momento in cui viene tanto sdoganata la più trita estetica passatista, ovvero, come notava il riverito maestro Franco Cordelli, ‘quell’ideologia dei vari ‘C’è ancora domani’ e di tanto teatro che mostrano una familiarità con l’inattuale ai limiti del compiacimento: qualcosa che riguarda più il contesto che il testo, accenti che due decenni fa si sarebbero definiti reazionari’.
5. ‘Album’ è una vera e propria prova di maturità, anche del protagonista stesso, Nicola Borghesi, come attore: così ammirevole e capace da far pensare che non sia servita solo a divertire gli spettatori l’esperienza particolarissima della pièce meta-teatrale ‘Grazie della squisita prova’, che lo ha viso misurarsi in scena con due mostri sacri come Enzo Vetrano e Stefano Randisi.
Bravo, bravo, bravissimo Nicola. E viva Kepler-452!
P.S.: Fa davvero piacere notare l’affermazione in nuce di una nuova pattuglia di autori che tengono alta la bandiera del teatro, sono perlopiù della generazione Millennials, con piccole punte anche nei ‘nativi digitali’.
Dovrebbero buttar giù a spallate un sistema vecchio e stantio, ma intanto alcuni, come Kepler-452 (piuttosto che, su tutt’altro indirizzo, un Ferracchiati o Lidi), dimostrano quanto meno di saper non farsi schiacciare dalle gabbie dorate degli enti pubblici teatrali, soprattutto quelli di prim’ordine, come il Piccolo o l’ERT con cui lavora questa compagnia di Bologna da alcune stagioni, che certo garantiscono l’upgrade anche a livello d’immagine.
Meglio non seguire i cattivi esempi di facile rispettabilità e restare un po’ brutti, sporchi e cattivi così come ci si è fatti conoscere e amare: gli spettatori appassionati saranno ancor più riconoscenti. 'Possiamo chiudere con il passato ma il passato non chiude con noi' vale anche per il rapporto tra i teatranti e il pubblico.
NOTA A MARGINE DELLA PROTESTA DEI TRATTORI E DELL’ANTI-AMBIENTALISMO MONTANTE