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Ma che pecore si fumano a Rovereto? Quando il Biologico dà ottimi risultati

Nella foto di Andrea Baldassari, Patrizia Birolo 'spara' verso Antonella Bertoni in ‘Le fumatrici di pecore’.

 Il Gerolamo è un piccolo gioiello nel cuore di Milano, che si affaccia di fronte alla statua di Cesare Beccaria: costruito nel 1868 come ‘una Scala in miniatura’, ha un fascino antico con i due ordini di palchi che avvolgono la platea bomboniera. Riaperto all’attività teatrale nel 2017, offre una programmazione particolare, anche per esigenze di fatto, economiche e di spazio. Senza quell’arroganza furba dei teatroni milanesi più ricchi, il cartellone del Gerolamo può ripescare con un certo successo, persino nel pieno di un week-end di fuga dalla città, occasioni degne di nota, come ‘Le fumatrici di pecore’ della compagnia Abbondanza-Bertoni, piuttosto che riproporre, dal 4 novembre, ‘Zhivago Story’, coraggiosa ricostruzione teatrale della complicata vicenda politica internazionale legata alla pubblicazione da Feltrinelli del capolavoro di Boris Pasternak.

 Come in un corso di recupero per ‘dramaholic’ militanti dell’ultima ora, un sabato sera di fine ottobre del 2022 abbiamo dunque colto al Gerolamo l’opportunità di vedere finalmente un lavoro insolito fin dal titolo, ‘Le fumatrici di pecore’, che ha segnato un punto di svolta, dal 2010, dell’attività di una compagnia che svetta sulla scena italiana del teatro danza. Pur nel pieno del vortice mediatico e televisivo, e anzi - diremmo noi - probabilmente per non farsi travolgere dal successo inevitabilmente banalizzante di questo genere, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni una dozzina d’anni fa si sono inventati quello che hanno definito ‘il progetto Biologico sulla fragilità dell’umano’. E’ il contesto che ha portato alla maturazione poi anche di ‘Doppelgänger’, in collaborazione con il Laboratorio Permanente d’inclusione sociale Nerval Teatro, l’ultimo spettacolo che si è meritato il premio Ubu 2021 e un riguardevole successo di pubblico e di critica (riparte in tournée dal 19 novembre). 

 Biologico, spiegano Abbondanza Bertoni, è un progetto che coinvolge persone ‘speciali’ per età o condizione, e nasce appunto con ‘Le fumatrici di pecore’, che vede in scena Antonella istruire e accompagnare in un primo spettacolo la danzatrice-attrice diversamente abile Patrizia Birolo. Frutto imprevedibile di una serie di incontri laboratorio in un'associazione che opera sull'assistenza psicologica alle disabilità anche attraverso il teatro, La Girandola di Torino, dove appunto Antonella ha scoperto Patrizia, ‘Le fumatrici di pecore’ è un susseguirsi di brevi storie di relazione e di piccole sequenze coreografiche. Le protagoniste s’aggirano con un camice scuro da lavoro, in un palco spoglio, alle prese soltanto con un asse di legno, uno sgabello e un tavolino malconcio, ridotto su tre gambe, dove stanno le pecore del titolo, classiche statuette da presepio che a metà spettacolo diventano a sorpresa improbabili simulacri dei ‘cannoni’ per fumare l’hashish…L’effetto di disorientamento e insieme di liberazione scende dal palco in platea, il disagio interiore di chi guarda viene appena mitigato da alcuni momenti comici, ma il risultato è senza dubbio commovente. E pure autentico, per dire con un altro abusato aggettivo. Non è affatto scontato che sia così, autenticamente commovente: sentiamo già l’obiezione di chi potrebbe, con lucida spietatezza, parlare di un effetto facile, dal momento che si fa leva in scena su un materiale umano così fragile e sensibile, ma bisogna anche tener presente, all’opposto, quanto sia difficile, proprio per lo stesso motivo, ottenere quel risultato teatrale impeccabile, oltretutto in un allestimento così ‘povero’.  

 E’ evidente che l’arricchimento umano è stata la molla primaria che ha spinto Abbondanza-Bertoni a dare vita al progetto Biologico, partendo appunto da questo lavoro fatto, come scrive Michele Abbondanza, ‘con una portatrice sana di una diversa abilità, da noi portatori malati della nostra salute’. Curiosamente l’occasione di vedere ‘Le fumatrici di pecore’ a Milano è arrivata negli stessi giorni che dedichiamo a rileggere la ricca produzione editoriale fiorita intorno all’Odin Teatret di Eugenio Barba, per prepararci degnamente all’ultimo spettacolo parigino. E perciò, immersi anche nella tematica del cosiddetto Terzo Teatro (il libro ’T.T. Un grido di battaglia’, ed. La Bussola 2021, è l’ultimo di Barba in italiano), sentivamo risuonare la domanda retorica definitiva, che già alla prima riscoperta di certe esperienze di teatro di strada in America Latina aveva fatto Julia Varley, ormai trent’anni fa, a proposito appunto del difficile equilibrio tra i mestiere del teatro e dell’assistenza sociale: ‘Può il valore sociale del teatro giustificare la povertà di risultati artistici?’ E’ chiaro che la risposta l’altra sera al Gerolamo è stata anche solo nell’esplosione di applausi convinti, e ci resta da aggiungere un cenno d’ammirazione per il complesso di attività di questa bella compagnia.

 Post scriptum: Antonella Bertoni e Michele Abbondanza, dopo una carriera nella danza segnata da collaborazioni come quelle con Carolyn Carson, dal 2015 hanno stabilito la loro compagnia nel Teatro alla Cartiera di Rovereto, e i luoghi non sono affatto casuali, trattandosi di una piccola città con una vivacità culturale straordinaria, e nel caso il pensiero va in primis all’esperienza del festival OrienteOccidente, oppure, per uscire un attimo dalla scena, alla casa editrice Keller, ma sono solo due esempi…

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