

Boom! 'Creatori di miti', tra post-umano australiano e classico americano, si guadagna subito gli extra-voti
18.07.2025
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F.Q.
'Boom', come in un fumetto, maiuscolo con esclamativo nella nuvoletta dentata. Nient’altro da dire. Il 19. Festival Internazionale di Danza Contemporanea alla Biennale di Venezia si è aperto con un giornata davvero indimenticabile per gli appassionati. Per questa rassegna intitolata ‘Creatori di miti’ ha scelto l’esclamativo persino l’incaricata/o d'inserire le password per leggere online in anteprima il catalogo, ’danza2025!’, ma ci stava anche un bel ‘evviva!’ In apertura, dopo un’incursione nel futuro con gli australiani di CHUNKY MOVE, che hanno montato un binario sospeso per il loro armamentario di esoscheletri e macchinari cyber alla Tesa 2 del Teatro alle Tese in Arsenale, ecco lo splendido salto all’indietro con Twyla Tharp, che ha presentato ‘The Diamond Jubilee’, lo spettacolo d’occasione per il 60mo della sua compagnia. L’originale indipendenza delle scelte del curatore F.Q. (Fuori Quota) Wayne McGregor è perfettamente sintetizzata da questa prima combinazione, tra il singolare neo-tribalismo techno di ‘U>N>I>T>E>D’ e la meraviglia classico-contemporanea di ‘Diabelli’ e ‘Slacktide’. Ovvero tra un’irruzione nel post-umano di guerrieri brutti-sporchi-e-cattivi da film distopico e l’eleganza disincantata e magica dei migliori performers ‘twyla-style’.
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Tanto nelle complicate 33 Variazioni Diabelli da Beethoven, eseguite rigorosamente dal vivo al pianoforte da Vladimir Rumyantsev, quanto nell’entusiasmante brano di Philip Glass da ‘Aguas da Amaziona’, riproposto dall’ensemble specializzata Third Coast Percussion - featuring l’entusiasmante flautista Costance Volk - si notava perfettamente la leva dovuta all’importanza della musica e al piacere di poterla ascoltare a questi livelli come in un concerto. Notevole anche la scelta del direttore artistico della compagnia di Melbourne, Antony Hamilton, di puntare su una composizione originale abbastanza inquietante dei Gabber Modus Operandi, un duo indonesiano che ha fatto capolino a Milano in Radio Raheem di Triennale Teatro. ‘Composto da Kas e Ican, produttori di un genere ancora indefinito che attinge dal punk all’hardcore attraverso l’elettronica, noise e la tradizione Balinese’, recitava la scheda, garantendo: ‘un mash up che viene perfettamente descritto dai loro live shows spesso scioccanti e dei loro socials assolutamente irriverenti e stralunati’.
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Nota di merito di rigore per il performer che in teoria chiude alfabeticamente l’elenco del cast del Diamond Jubilee, Reed Tankersley. Originario del nord della California, dopo aver conseguito il BFA alla celebre Juilliard School di New York nel 2014, Tankersley è stato selezionato per il tour del 50° anniversario di Twyla Tharp, per la cui compagnia ha interpretato poi molte delle più famose opere in repertorio (‘In the Upper Room’, ‘Nine Sinatra Songs’, ‘How Long Blues’, ‘The Fugue’, ‘Brahms Paganini’, ‘Ocean's Motion’ ed ‘Eight Jelly Rolls’). Piccola curiosità: nel 2019 si è voluto prendere una pausa, girando gli Stati Uniti come protagonista di ‘Volta’ del Cirque du Soleil. A Venezia è stato anche uno dei primi a uscire dalla doccia e a fermarsi davanti al teatro per chiacchierare e lasciarsi amabilmente festeggiare dagli spettatori. Se la vista non inganna il cronista, sul palco per ’Slacktide’ spiccava in altezza e classe anche un’eccellenza italiana: Maria Memoli, palermitana, di scuola Bejart, che ha avuto l’onore d’esordire nel 2016 per Martha Graham Company.
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Ma come sceglie i ballerini la magistrale Twyla? Non sono mancate le curiosità nella piacevolissima conversazione seguita alla prima al Teatro Malibran, dove la Twarp alla fine è salita tutta pimpante sul palco per rispondere, a 84 anni, per più di mezz’ora, ormai ben oltre le 23, alle domande di un Wayne McGregor complice riverente, e più felice che mai di poter parlare con una Maestra che venera. Oltre a confessare di aver voluto ballare fino a un’età più che matura, e d’essersi poi pure dedicata alla boxe e al sollevamento pesi, la Twarp ha spiegato che uno dei suoi vezzi è scegliere i performers sulla base della forza di convinzione che mostrano, anche quando non sono talenti naturali e anzi paiono a prima vista un po’ carenti sotto il profilo squisitamente fisico. Fa una certa impressione, nel mondo delle apparenze di oggi, detto peraltro da una creatrice di bellezza che anche è una vera perfezionista della forma (perfettamente sobri i costumi firmati da Victoria Bek, meravigliosamente armoniche le luci di Justin Townsend, light-designer di fama, non a caso, anche per i musical).