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Che vertigine, se Giulietta fa l’acrobate al circo e senza Romeo i Castellucci’s arrivano con la Primavera

Una scena di ‘Vertigine di Giulietta’ di blucinQue.

Parlando di acrobati e giocolieri, verrebbe voglia di consigliare vivamente, agli automobilisti milanesi che assistono indifferenti alla piccole esibizioni ai semafori dei nuovi hippies-buskers-circensi metropolitani, un corso accelerato per essere meno sparagnini: andare al teatro Menotti entro il 16 aprile e vedere la festa di pubblico che accoglie lo spettacolo ‘Vertigine di Giulietta’, presentato dalla compagnia di circo-danza-teatro blucinQue (si scrive proprio così, con tanto di _ sotto la Q maiuscola). Alla prima di mercoledì 12 aprile, seppur quasi in contemporanea con le partite di Champions, un folto pubblico con numerose famiglie, non si voleva nemmeno più schiodare di poltrona, e al terzo giro d’applausi ha cominciato a battere le mani ritmicamente, come a invocare l’impossibile bis. Alla fine il direttore di palco, per tagliar corto ché forse voleva correre a vedere qualche scampolo di Milan-Napoli, si è deciso ad accendere tutte le luci in sala, facendo uscire dietro le quinte i sei ragazzi e la musicista che hanno retto le sorti dello spettacolo. Da notare che erano già scrosciati parecchi applausi durante i 50 minuti di spettacolo, in diversi momenti, premiando uno per volta quasi tutti i protagonisti, tra i mormorii entusiasti degli spettatori più giovani (che al Menotti si crescono in casa, con ammirevoli mattinate del fine settimana per i più piccini).

Coprodotto dalla giovane Fondazione Cirko Vertigo di Grugliasco, in Piemonte, dove da vent’anni ha sede una scuola di formazione professionale e universitaria nell’ambito delle arti circensi, ‘Vertigine di Giulietta’ è un progetto del 2020 semplice e insieme davvero originale, al limite dell’acrobazia anche come costruzione teatrale, nei dettagli della drammaturgia, nell’abbinamento di musiche e colonne sonore così diverse, nella scelta di alternare voci dal vivo e non, in inglese e in italiano, nella pregevole spoglia essenzialità della scena, nelle luci perfettamente finto-artigianali: l’obiettivo, centrato, è rappresentare il succo di ‘Romeo e Giulietta’ di Shakespeare in pochi quadri danzati e/o acrobatici. La scheda ufficiale presenta così lo spettacolo e l’intero cast, che merita davvero la citazione: ‘oscillazione, volo, perdita di equilibrio, tensione, per un lavoro di ricerca sul movimento e la composizione tra teatrodanza, musica dal vivo, testo e discipline circensi, in uno spazio concettuale e fluido. Nel perimetro tracciato da una danza sul tema della ‘vertigine amorosa’, che indaga un’anima incline al vacillare e al perdersi dei giovani amanti, trova spazio la composizione coreografica e sonora del lavoro di blucinQue. A scandire il ritmo delle scene, l’alternanza con brani tratti dal balletto di Prokofiev. La musica eseguita dal violoncello classico, processato dal vivo da Bea Zanin, coinvolge nella composizione fisica e sonora anche i performers. Accanto alla musicista, gli artisti Elisa Mutto, Alexandre Duarte, Federico Ceragioli, Vladimir Ježić, Michelangelo Merlanti e Ivan Ieri, sotto la direzione della coreografa e regista Caterina Mochi Sismondi’, fondatrice di blucinQue. 

Con una piccola acrobazia a tema, cambiamo decisamente tipologia di scena teatrale e di pubblico, lasciando un attimo la vetta forse più alta del genio di Prokofiev per tornare al suo più illustre predecessore, Igor Stravinskij. Al suo celeberrimo lavoro d’avanguardia portato in scena a Parigi nel 1913 dai Balletti Russi di Djagilev, ‘Le sacre du printemps’, è ispirata la nuovissima performance della sofisticata compagnia Dewey Dell, che sarà in prima assoluta a Milano, in Triennale Teatro, il 15 e 16 aprile, nell’ambito di FOG 2023. Composta da Teodora Castellucci, Agata Castellucci, Vito Matera e Demetrio Castellucci, Dewey Dell lavora in modo sperimentale sul linguaggio del corpo e del teatro, tra Berlino e Cesena (verrebbe da dire, in questo caso, l’inevitabile Cesena, la città di Romeo Castellucci, che nel 1981 ha scelto di tornare a casa per fondare con la sorella Claudia, con la moglie Chiara Guidi e il cognato Paolo, la Societas Raffaello Sanzio, di cui Dewey Dell è una sorta di spin-off familiare). Con scelte ispirate alle immagini della storia dell’arte e ai comportamenti del regno animale, che appaiono intriganti dal video di scena divulgato, i giovani Castellucci’s affrontano coraggiosamente una pietra miliare della letteratura musicale e un mito dell’immaginario del Novecento. 

Ora, è pur vero che Romeo Castellucci sia l’artista più noto e di successo associato, con tanto di nobile dizione ‘Grand Invité’, in Triennale Teatro. Al Piccolo di Milano, tra l’altro, è annunciata dal 27 aprile al Teatro Studio Melato, anche Chiara Guidi, la cofondatrice della Societas cesenate, con due particolarissimi spettacoli al femminile sulla figura di Edipo, una fiaba e un’esercizio vocale, ideati con lo stesso Vito Matera, dove nel cast, in voce, figura un’altra Castellucci’s, l'ultima dei sei figli di Romeo, Eva, che è anche fotografa di scena. Ma non è cosa da poco, nemmeno per gli epigoni di Romeo, rimettersi al giudizio di un certo pubblico milanese e soprattutto quello che si presenta spesso e volentieri nella sala di viale Alemagna 6 a Milano, in particolare per le proposte internazionali di FOG, e ancor più per quelle di alto livello della danza, che richiamano sempre parecchi addetti ai lavori, anche da fuori.

È ancora bene impressa nella nostra mente, per esempio, la trionfale due giorni d’inizio aprile delle nove straordinarie protagoniste di ‘Sonoma’ dei La Veronal di Marcos Morau, con suggestioni visive davvero incantevoli e quel trascinante crescendo finale con i tamburi che inneggiano alla rivoluzione, indimenticabile. In attesa di non mancare, quasi alla fine di questa edizione di FOG, all’appuntamento con i Peeping Tom, in versione ‘Diptych’ del celebre ‘Triptych’, per cui sono stati ormai spesi tutti gli aggettivi positivi, una perfomance talmente perfetta che si può vedere e rivedere, e voler rivedere ancora una volta. Tornando a ‘Sonoma’, se non fosse uno spettacolo formalmente datato 2020, che pure ha avuto poche prime rappresentazioni in epoca ancora pandemica, e se poi non fosse annunciato che La Veronal quest’estate si presenterà con un nuovo spettacolo, ‘Firmamento’, potremmo già segnarlo nelle candidature ai migliori momenti ‘dramaholici’ dell’anno.  

Nella foto di John Nguyen, ‘Le Sacre du Printemps’ di Dewey Dell

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