" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Nomadismi e arte totale da Wagner ad Adriana Celentana

Nella foto di Marteen Vanden Abeele, Sarah Maria Sun in ‘Intolleranza 1960’ al Festival di Salisburgo.

Si può scalare l’impossibile anche a teatro. L’ammaliante spettacolo ‘Amopera’ ha visto gli orchestrali della raffinatissima Klangforum Ensemble di Vienna coinvolti anche come attori da Jan Lauwers di Need company, divertendo e commuovendo il pubblico, prevalentemente germanofono, accorso a Erl, nel profondo del Tirolo austriaco. E dire che lo hanno fatto attraverso un racconto che univa 16 brani molto ricercati di musica contemporanea - di Berio, Britten, Sciarrino, Xenakis e altri impervi sperimentatori -,  con due cantanti che si esibivano, per giunta, in italiano, inglese, greco e anche tedesco. La Erl-Festspielhaus che ha ospitato l’evento, rinnova dal 2010 la tradizione di costruire ‘teatri su misura’ in località decentrate, inaugurata da Richard Wagner nel 1873, quando si fece disegnare dall’architetto Gottfried Semper l’innovativa sala di Bayreuth, senza più i palchi del teatro all’italiana, con un anfiteatro alla fine del quale si apre la buca dell’orchestra (fu chiamato il ‘golfo mistico’) e con l’arco del proscenio innalzato. L’architettura ha così giocato un ruolo chiave per sostenere la cosiddetta prima ‘Grande Riforma’ del teatro, che è cominciata sull’onda dell’idea totalizzante wagneriana, secondo cui ‘il teatro è una sintesi delle arti’. I nuovi teatri per l’arte totale hanno dato il via pure al fenomeno del pellegrinaggio del pubblico, altresì detto del nomadismo degli spettatori, che ha poi conosciuto una straordinaria ripresa, cent’anni dopo, con la nascita di nuove mete legate ai gruppi più di tendenza degli anni Settanta del Novecento: in fondo quasi nessuno saprebbe qualcosa di un paesino polacco come Opole, se non ci fosse stato il teatro delle 13 file di Jerzy Grotoswki, il cui Institut fu poi a Wroclaw; Holstebro sarebbe rimasta una cittadina danese quasi sconosciuta al mondo, se Eugenio Barba non vi avesse trasformato una stalla nell’Odin Theater; La Cartoucherie di Vincennes, sarebbe rimasta un edificio industriale abbandonato alle porte di Parigi, se Ariane Mnouchkine non l’avesse scelta per fondare il Theatre du Soleil. E gli esempi potrebbero continuare.


 IL POST-TEATRO E’ L’ARTE TOTALE DI OGGI?

A proposito di rinnovamento e della cosiddetta ‘arte totale’ forse conviene riflettere un attimo sul fatto che gli esempi più luminosi del fenomeno che passa comunemente sotto la definizione di ‘post-teatrale’, dove l’intreccio tra generi e discipline prevale nettamente sulla logica tradizionale dello spettacolo, si esprimono alla perfezione quando sono chiamati ad affrontare la sfida dell’allestimento di opere liriche. Soprattutto nei contesti più propensi all’eccellenza, come il festival di Salisburgo, dove per esempio s’è fatto notare su scala internazionale anche il nostro Romeo Castellucci quando non era ancora diventato una star. Lo stesso Jan Lauwers di Need company, prima dell’impervia prova coi Klangforum a Erl, si era misurato nel 2021 a Salisburgo con una grandiosa riproposta di ‘Intolleranza 1960’ di Luigi Nono, giovandosi tra l’altro anche del talento totale, teatrale e canoro, della soprano Sarah Maria Sun, incantevole protagonista di ‘Amopera’ con il baritono Holger Falk (fanno parte entrambi della Doreen Lutz Artists, un’agenzia con base a Innsbruck che gestisce giovani cantanti specializzati in musica contemporanea). A proposito di casualità forse non casuali, il direttore artistico di Salisburgo dal 2017, Markus Hinterhäuser, cui si deve una certa raffinatezza di scelte anche teatrali, è un pianista di formazione, come anche Peter Paul Kainrath, che ha lanciato la Klangforum Ensemble di Vienna in operazioni innovative e imprevedibili come ‘Amopera’, nonché cura da anni un festival di qualità come Transart a Bolzano.

Nella foto di Valerie Maltseva, un momento di ‘Amopera’ a Erl.


 METTI 'LA MOLLEGGIATA'  A WIEN MODERN

 Scendendo sul terreno più concreto, l’agenda della Wien Klangforum è già bella fitta di appuntamenti tra cui spiccano senz’altro a dicembre i concerti nella Mozart-Saal alla Wiener Konzerthaus, della ‘Serie per abbonamento’ che consente agli appassionati di musica contemporanea di ascoltare dal vivo un repertorio non proprio così frequentato. Bisogna considerare, naturalmente, che la capitale austriaca ha una programmazione e un pubblico musicali unici, che rinnovano una tradizione secolare di primissimo ordine. Soltanto per quel che riguarda la musica contemporanea, la capitale austriaca ospita dal 1988 anche un festival di riferimento, Wien Modern, che dura circa un mese ed è attualmente in corso. Questa edizione porta un titolo che in italiano suona davvero emblematico, ‘Se fosse tutto così semplice’. Si concluderà il 30 novembre con un ‘Party modern’ di elettronica, prodotto dal festival stesso, nell’insolita location del Gartenbaukino, che ora sta ospitando una rassegna dei film di David Cronenberg. Attenzione a un’altra piccola coincidenza: la serata finale è un djset affidato al Gggrls DJ Crew di Graz, plasmato dal talento di Adriana Celentana (sì, tutto al femminile, come se fosse ‘La Molleggiata’: fa lo stesso se, poi, dalla sua pagina su Facebook si viene rimbalzati al profilo linkedin di Katharina Leopoldine Wiesler, ma questo ci dice peraltro dell’arroganza del mondo dei social nei confronti delle illusioni). 

LA CITAZIONE

 Per musica contemporanea si intende quello spicchio di musica che ha completamente svilito la grandiosità del sentimento. Sono cose che può fare anche un gatto. Se tu lo metti su un pianoforte, non dici che è un gatto e lo registri, quelli a cui piace questa musica dicono pure che è bella.

  Correva l’anno 1980 e Franco Battiato si mostrava in un video, accanto al violinista Giusto Pio, mentre sbadigliava platealmente dopo aver ripetuto l’adagio: ‘La musica contemporanea mi butta giù, mi butta giù’. Ben diversa dalla più generica ‘e sommersi soprattutto d’immondizie musicali’, questa precisa stilettata seguiva un ritornello in cui l’invito ’Up patriots to arm’ - che a quel tempo considerato fascistoide - veniva appaiato a un ‘Engagez-vous’ da borghesia intellettuale impegnata. Era chiaro con chi ce l’avesse il cantautore siciliano, uno che era stato allievo dei corsi estivi di Darmastadt tenuti da Karlheinz Stockhausen e poi a Milano sedeva al tavolo da poker con Luciano Berio (e Roberto Calasso dell’Adelphi in casa di Giorgio Gaber). Anni dopo Battiato, che in fondo non ha mai digerito di non essere stato tanto preso in considerazione come compositore, spiegò appunto che secondo lui la musica contemporanea era così cerebrale da aver ‘svilito’ la grandezza sentimentale della musica lirica e classica. A Erl il 5 novembre del ’22 si sarebbe ricreduto anche lui.


WE NEED SHAKESPEARE, JOY ACT

Un rapido giro sui calendari di Need company, dopo ‘Amopera’, indica che i performers guidati da Jan Lawers lasciano la sede di Rue Gabriel Petit a Molenbeek giusto per andare il 16 dicembre a Ljubljana, in Slovenia, dove porteranno nella multisala del Cankarjev Dom l’inconsueto racconto ‘All the Good’, nato dall’incontro con il veterano delle operazioni speciali israeliane Elik Niv, una storia di dolore e di speranza, di guerra e di riabilitazione attraverso la danza. Un’esibizione in ‘Tutto il Bene’ non dovrebbe però interrompere troppo la preparazione della seconda antologia shakespeariana, Billy’s Joy, che è annunciata per il 2023, molto attesa dai fans che hanno avuto modo di applaudire la straordinaria riuscita della prima, ‘Billy’s violence’. Non deve essere un lavoro facile, racchiudere in uno spettacolo questo aspetto proprio di un autentico maestro della gioia, abituato a dispensare a piene mani comicità e lieto fine; uno studioso italiano, Piero Boitani, anni fa si è divertito a compilare, per Il Mulino editore,  un agile saggio intitolato addirittura ‘Il Vangelo secondo Shakespeare’, per spiegare come ‘il poeta inglese abbia disegnato il suo personale Vangelo: terreno e immanente, ma ombra del trascendente e del divino, fondato sulla pazienza e sul perdono, aperto all'azione di Dio, alla vita, alla gioia e alla resurrezione’.  

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