Con una selezione di spettacoli 'belli e tosti' Reggio Emilia apre la lotta per le Nuove liberazioni dall'Osceno

Momento epico di 'Lisa' di Iannis Mandafounis, erede di Forsythe alla guida di DFDC

 Se ci fosse un premio specifico anche per le dediche in exergo ai cartelloni teatrali, il Festival Aperto de I Teatri di Reggio Emilia vincerebbe di nuovo. 

 Quest’anno, sotto il titolo inequivocabile ‘La marea montante dell’osceno’, la manifestazione reggiana propone, dal 19 settembre al 22 novembre, 31 spettacoli, 60 repliche, 16 produzioni e coproduzioni, 9 prime assolute, 15 prime italiane e si presenta così:

 Nel cambiamento vertiginoso sotto i nostri occhi, il mondo offre lo spettacolo tossico, disunito, venale e orrendo, delle brutalità belliche, delle indegnità senza vergogna, dell’arroganza dei forti, del sopruso o addirittura soppressione dei deboli.

E di tanta odiosa indifferenza.

Uno spettacolo osceno.

Da ob-skené = che non-pertiene-alla-scena.

Il Festival Aperto darà uno spettacolo diverso, fatto di idee che criticano, artisti e persone che dialogano, vigili, consce della complessità. Nuove liberazioni, nell’80° della Liberazione.

 Come se non bastasse, anche il concerto d’apertura di sabato 20 prossimo venturo - una vera e propria chicca che vede la nigeriana Nneka sul palco del Teatro Municipale Valli, con il suo mix unico tra soul, afrobeat e reggae - viene presentato con una dedica della cantautrice stessa, che dichiara: ‘Voglio cambiare l’Africa, ecco perché apro bocca e canto. Con la musica posso dire la verità senza essere fustigata per questo’.

 Con la sua voce intensa e le sue parole potenti, spiega poi la locandina, Nneka porta sul palco un messaggio forte in difesa delle donne e dei diritti umani. Cantante, poetessa e attivista dal talento travolgente, le sue canzoni mescolano soul, hip hop, afrobeat, dub e reggae, raccontando storie di resistenza, amore, giustizia sociale e ambientale. Tra le sue stelle polari, Fela Kuti, Bob Marley, Lauryn Hill. 

Nata da madre tedesca e padre nigeriano, Nneka è di etnia Igbo, uno dei principali gruppi etnici della Nigeria, che vivono principalmente nella regione nota come Biafra, tra le più povere e storicamente centro di tensioni politiche e di identità. Il suo nome completo, Nneka Lucia Egbuna, in lingua Igbo significa ‘la madre è suprema’.

 Dediche a parte, non c’è dubbio che il palinsesto del Festival Aperto sia sempre tra i migliori per completezza, esclusività e livello delle proposte, al punto che I Teatri di Reggio Emilia si possono permettere in questa occasione di lanciare addirittura ‘l’abbonamento al buio’, una promozione dove lo spettatore compra dieci biglietti senza sapere che cosa poi concretamente potrà andare a vedere.

 Tra Teatro Municipale Valli, Teatro Ariosto, Teatro Cavallerizza e Sala Verdi, Reggio Emilia accoglierà musicisti, danzatori, performer, coreografi, artisti italiani e internazionali, formando ‘una costellazione che attraversa le frontiere tra generi, culture e linguaggi in un programma che continua ad interrogarsi sul nostro presente’.

 La ricchissima parte musicale propone persino la Maratona Musicale Multicentrica Maivista, una vera e propria festa della sperimentazione, con sei ore di musiche scritte o improvvisate, acustiche o elettroniche, contemplative o radicali, fra contemporanea, jazz sperimentale e post-rock, in quattro segmenti (con pause ristoro), e cinque diverse location, dove si alterneranno dieci musicisti per le musiche di quindici autori.

 Sorprende, come ogni anno, anche la straordinaria capacità di attenzione alla danza contemporanea del direttore de I Teatri Paolo Cantù, che non a caso è prima di tutto un autentico spettatore appassionato, cioè non il solito addetto ai lavori, e ai livori, vittima dei conflitti d’interesse. Perciò Cantù si può considerare l’unico vero contendente di Umberto Angelini di Triennale Teatro Milano al rango ideale di direttore da agognato modello parigino de la Ville, ovvero di teatro che spazia sul performativo artistico a 360 gradi.

 La parte della danza di Festival Aperto, come illustra il comunicato ufficiale, ‘riunisce alcune delle voci più incisive e visionarie del panorama internazionale, con un programma che attraversa i temi dell’identità, della resistenza, della memoria e della trasformazione'. 

 La Dresden Frankfurt DC presenta, di ritorno da Lyon Dance Biennale, ‘Undertainment’, in cui William Forsythe torna a lavorare con la compagnia da lui fondata, esplorando l’improvvisazione come sistema coreografico aperto e imprevedibile. Segue una sperimentale ‘Lisa’ di Ioannis Mandafounis, racconto storico politico con musica dal vivo, basato sui versi del poeta Osip Mandelstam, vittima del terrore stalinista, che segna una sorta di passaggio di testimone al danzatore greco che ha ereditato il ruolo di direttore della stessa DFDC dal maestro Forsythe.

 Colpaccio vero e proprio, il 27 e 28 settembre, la prima di ‘Chroniques’ di Peeping Tom, con cui Reggio Emilia vanta un consolidato rapporto al punto di partecipare come co-produttore. Lo spettacolo ‘conferma la visione radicale e l'estetica iperrealista della compagnia belga, dando vita a un'opera immaginifica ideata da Gabriela Carrizo, che sfida i confini tra corpo, spazio e tempo, in un vero e proprio labirinto temporale. La collaborazione con gli artisti Lolo & Sosaku intensifica la potenza visiva e sensoriale di un'esperienza scenica fuori dagli schemi’.

 È un ritorno anche quello della Hofesh Shechter Company, di nuovo ad Aperto con ‘Theatre of Dreams’, spettacolo acclamato come un’esplosione di energia coreografica e musicale, dove sogno e realtà si intrecciano in un viaggio emotivo collettivo. Lo stile inconfondibile di Shechter, tra pulsazioni sonore e movimento viscerale, conquista ancora una volta la scena.

 Ancora tre coreografi di fama internazionale firmano il trittico ‘Glory Hall, Reconciliatio e Solo Echo’ per CCN AterBalletto: Diego Tortelli esplora uno spazio sospeso tra ribellione e sensualità; Angelin Preljocaj mette in scena un duetto sulla riconciliazione tra luce e fine dei tempi; Crystal Pite indaga perdita e accettazione con straordinaria potenza emotiva.

In ‘Hands Made’, invece, l’artista turca Begum Erciyas invita il pubblico a un’esperienza partecipativa al buio, dove il tatto e il contatto tra mani sconosciute diventano strumenti per riscoprire l’umanità. Un’opera sorprendente che riflette sul passaggio dal lavoro manuale alla realtà digitale, tra isolamento e comunità.

 Dopo il debutto alla rassegna di Lione arriva a Reggio Emilia anche Jan Martens con il nuovo cult ‘The dog days are over 2.0’. Ci saranno anche: Manuel Roque con ‘Bang Bang’, dove i corpi in scena sono sottoposti a sforzi estenuanti, tra rigore coreografico e fragilità umana, interrogando il ruolo dello spettatore e la natura della performance; il nostro Marco D’Agostin con il suo recente capolavoro ‘Asteroide’; Oona Doherty, già Leone d’Argento a Biennale Danza, con ‘Hope Hunt and the Ascension into Lazarus’; MM Contemporary Dance con ‘Los(v)ers’ e ‘Weirdo’ di Roberto Tedesco e Enrico Morelli che affrontano i disagi generazionali

Per parte sua la norvegese Lisa Colette Byscheim presenta il provocatorio ‘I carry all the names I am given’, un saggio sullo spettacolo visto attraverso le lenti della teoria femminista, del cyberpunk e del soft power, tra latex, sguardo e resistenza, in un primo studio al termine di una residenza artistica. 

 Non è finita: ’in scena tornano i corpi, imperfetti nella perfezione: con la prima assoluta di 'Michel – The Animals I Am' di Chiara Bersani, un potente atto corale di rappresentazione e autonomia, con tre performer con disabilità che riscrivono i canoni della bellezza e della visibilità, mentre Cristina Kristal Rizzo e Diana Anselmo danno vita a ‘Monumentum DA’, un dialogo intenso tra corpo, memoria e Lingua dei Segni Italiana. Due appuntamenti che saranno anche a Milano, per il mini FOG su 'Le diseguaglianze dei corpi'.

 Con ‘redrum. Attraverso lo specchio’, Gruppo Nanou reinventa il rito teatrale in un’esperienza immersiva e perturbante, dove realtà e finzione si confondono. Vincitore del Premio Ubu 2024, lo spettacolo – qui riscritto e ridisegnato coreograficamente nel contesto unico della Sala degli Specchi del Teatro Valli - inaugura il visionario progetto ‘Overlook Hotel’, mentre con ‘Abracadabra’, Collettivo cinetico e Francesca Pennini propongono un ‘esercizio di magia’ che attraversa danza, teatro e arte visiva, mettendo in discussione le regole della percezione.

 Ancora sul fronte internazionale, il potente ‘Blkdog’ del britannico Botis Seva e della sua compagnia Far From The Norm fonde hip hop e danza contemporanea in un’opera visionaria che affronta rivendicazioni sociali e personali in uno spettacolo “very black, very street, intensely theatrical and totally entrancing”.

Chiude la rassegna il greco Christos Papadopuolos, altro nome di spicco del panorama coreografico, con la nuova coproduzione ‘My fierce ignorant step’: dieci danzatori trasformano i ricordi sonori in un inno alla vitalità e all’incontro, tra euforia collettiva e minimalismo coreografico.

 Ciliegina sulla torta, come ‘Extra’ contro l’ob-skené, la ripresa di ‘Tragùdia. Il canto di Edipo’ di Alessandro Serra, l’11 novembre al Teatro Ariosto, per tornare al teatro-teatro delle origini della nostra cultura.

Dinanzi a un vasto programma del genere, altro che appuntamenti al buio: l’appassionato vorrebbe vedere proprio tutto!

Jared McNeill, protagonista di 'Tragùdia. Il canto di Edipo' (foto di Alessandro Serra). La nuova tournée riparte da Nova Gorica, capitale europea della cultura 2025, il 30 settembre

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