Devi essere sordo per capire che cosa c'è di più terribile... Diana Anselmo con i versi di Madsen contro la società fonocentrica

Diana Anselmo in scena nel suo ' YHTBDTU' (foto di Alessandro Villa)

 Da qualche tempo fortunatamente c’è una nuova sensibilità diffusa che porta anche i teatri a impegnarsi anche sul fronte dell’inclusività. Nei prossimi giorni, per esempio, prenderà il via a Triennale Milano Teatro, in occasione della 24ª Esposizione Internazionale ’Inequalities’, l’edizione speciale del festival FOG dedicata proprio alla diseguaglianze dei corpi.

E fa grande piacere dare seguito anche all’annuncio che dal 4 ottobre ‘You Have to Be Deaf to Understand’, lo spettacolo simbolo della poetica di Diana Anselmo – attivista, regista e performer sordo – farà tappa in sei città italiane fino al gennaio del 2026.

 Lo spettacolo, in acronimo YHTBDTU, che è stato applaudito l’anno scorso a Base Milano, viene descritto come ’un’esperienza visiva e lirica, accessibile a tutti, che mira a scardinare le dinamiche abiliste’. La performance nasce dall’incontro tra ricerca artistica e impegno sociale: prende spunto da una celebre poesia di Willard J. Madsen, professore sordo della Gallaudet University, e la traduce in Visual Sign, un linguaggio poetico della lingua dei segni comprensibile anche a chi non è segnante. 

 ‘Lo spettacolo’, si legge ancora nel comunicato, ‘trasforma ogni movimento in veicolo di significato e apre un dialogo profondo tra pubblico sordo e udente, rendendo possibile al pubblico sordo di fruire pienamente della performance e offrendo al pubblico udente una rappresentazione del vissuto della comunità sorda in contesti in cui la loro presenza è spesso ignorata.

Perciò si pone come un’esperienza che trasforma il teatro in uno spazio di dialogo e consapevolezza, dove la diversità diventa forza, e l’arte veicolo di cambiamento sociale. Un’occasione unica per avvicinarsi a un linguaggio performativo innovativo, ascoltare storie invisibili e partecipare a un processo culturale che mette al centro accessibilità, comunità e inclusione.

 La regia e la performance di Diana Anselmo, affiancato da Daniel Bongioanni e DMK, restituiscono la poesia in una forma teatrale capace di rendere tangibile l’esperienza storica, sociale e culturale della comunità sorda, spesso invisibile nella società fonocentrica. Grazie al supporto artistico di Juli Klintberg e Ramesh Meyyappan e alla progettualità di Fattoria Vittadini, che ne cura la produzione, lo spettacolo diventa un vero spazio politico-poetico, che invita il pubblico a ripensare la diversità, l’accessibilità e l’inclusione nella pratica artistica contemporanea'.

 Oltre al lavoro che indaga proprio l’accessibilità come diritto fondamentale, intrecciando riflessione etica, politica e poetica attraverso workshop, conferenze e ‘messe in accessibilità’ di spettacoli, Diana Anselmo si è impegnata a fondare nel 2020 Al.Di.Qua. Artists (Alternative Disability Quality Artists), prima associazione europea interamente gestita da artisti disabili, dedicata all’advocacy per l’accesso e i diritti degli artisti con disabilità, di cui è esponente di spicco Chiara Bersani.

 Il suo percorso artistico inizia con ‘Autoritratto in tre atti’, una lecture-performance in cui esplora il tema dello sguardo – proprio, subito e riappropriato – e continua con una formazione in Sociologia a Trento e in Teatro e Arti Performative allo IUAV. La sua esperienza personale di sordità diventa un potente strumento di narrazione e riflessione, affrontando le discriminazioni istituzionali, sistemiche e interpersonali che la comunità sorda incontra quotidianamente.

 Dopo Roma, Interazioni festival, ‘You Have to Be Deaf to Understand’ sarà l’11 ottobre a Foligno, per Umbria Factory Fest 2025, il 7 novembre a Mantova per SEGNI New Generations Festival, il 12 dicembre a Palermo all’Ecomuseo Mare Memoria Viva, e ancora nel gennaio del 2026 il 17 gennaio a Bergamo, Perfomatorio e il 25 a Torino, Teatro Tedacà.

Per ora non sono previste date milanesi, anche se Daria Anselmo sarà comunque ospite del festival Danae 2025. In ogni città, la performance sarà seguita da un talk con il pubblico, con interprete LIS professionista, per raccontare il percorso creativo, discutere le tematiche affrontate e promuovere un dialogo diretto tra spettatori e artisti. 

Diana Anselmo affiancato da Daniel Bongioanni e DMK durante la perfomance prodotta da Fattoria Vittadini, in tournée fino a gennaio del 2026 (foto di Alessandro Villa)

 Si coglie l’occasione di questa breve tournée dello spettacolo per pubblicare il testo originale e una traduzione di ‘You Have to Be Deaf to Understand’ di Willard J. Madsen

What is it like to “hear” a hand?
You have to be deaf to understand!
What is it like to be a small child,
In a school, in a room void of sound —
With a teacher who talks and talks and talks;
And then when she does come around to you,
She expects you to know what she’s said?
You have to be deaf to understand.

Or the teacher who thinks that to make you smart 

You must first learn how to talk with your voice;
So mumbo-jumbo with hands on your face
For hours and hours without patience or end,
Until out comes a faint resembling sound?
You have to be deaf to understand.

What is it like to be curious,
To thirst for knowledge you can call your own,
With an inner desire that’s set on fire —
And you ask a brother, sister, or friend
Who looks in answer and says, “Never mind!”?
You have to be deaf to understand.

What is it like in a corner to stand,
Though there’s nothing you’ve done really wrong
Other than try to make use of your hands
To a silent peer to communicate
A thought that comes to your mind all at once?
You have to be deaf to understand.

What is it like to be shouted at
When one thinks that will help you to hear;
Or misunderstand the words of a friend
Who is trying to make a joke clear,
And you don’t get the point because he’s failed?
You have to be deaf to understand.

 

What is it like to be laughed in the face
When you try to repeat what is said;
Just to make sure that you ve understood,
And you find that the words were misread —
And you want to cry out, “Please help me, friend!”?
You have to be deaf to understand.

What is it like to have to depend
Upon one who can hear to phone a friend;
Or place a call to a business firm
And be forced to share what’s personal, and
Then find that your message wasn’t made clear?
You have to be deaf to understand.

What is it like to be deaf and alone
In the company of those who can hear —
And you only guess as you go along,
For no one’s there with a helping hand,
As you try to keep up with words and song?
You have to be deaf to understand.

What is it like on the road of life
To meet with a stranger who opens his mouth —
And speaks out a line at a rapid pace;
And you can’t understand the look in his face
Because it is new and you’re lost in the race?
You have to be deaf to understand.

What is it like to comprehend
Some nimble fingers that paint the scene,
And make you smile and feel serene
With the “spoken word” of the moving hand
That makes you part of the world at large?
You have to be deaf to understand.
What is it like to “hear” a hand?
Yes, you have to be deaf to understand!

 Willard J. Madsen


Devi essere sordo per capire

Che cosa c’è di più terribile che “sentire” una mano?

Devi essere sordo per capirlo!

Che cosa c’è di più terribile che essere un bambino,
a scuola, in una stanza vuota di suono
con una maestra che parla e parla e parla;
e che quando ti viene vicino
si aspetta che tu abbia capito le sue parole?

Devi essere sordo per capire.

O quando la maestra pensa che per farti felice
basti insegnarti a parlare con la tua voce;
come se tu fossi un giocattolo nelle mani di un bambino ignaro
che ti strapazzi per ore ed ore senza fine e pietà,
prima che venga fuori un verso che assomigli a un suono?

Devi essere sordo per capire.

Che cosa c’è di più terribile che avere la tentazione di conoscere
tutte le verità del mondo
e di volerle conoscere con le tue sole forze,
e poi scoprire che questo tuo desiderio è destinato
ad andare in fumo
e allora ti rivolgi a un fratello, a una sorella, a un amico
perché ti guardino per darti una risposta
e che invece ti dicono, “Ma di che t’impicci, lascia perdere!”?

Devi essere sordo per capire.

Che cosa c’è di più terribile che starsene in un angolo in castigo,
pur sapendo di non aver fatto niente di male,
se non di esserti azzardato a usare le mani
per comunicare a un fratello del silenzio
un pensiero che ti è venuto in mente proprio in quel momento?

Devi essere sordo per capire.

Che cosa c’è di più terribile che vedere qualcuno gridare,
qualcuno che è solo convinto di aiutare a sentire;
e interpretare male le parole di un amico
che non vuole far altro che aiutarti a capire,
mentre tu credi che voglia prenderti in giro?

Devi essere sordo per capire.

Che cosa c’è di più terribile di quando ti ridono in faccia,
solo perché tu cerchi di ripetere le parole degli altri
proprio per essere sicuro di aver capito bene,
e poi ti accorgi che non avevi capito niente
e allora vorresti gridare, “Ti prego, fratello, aiutami!”?

Devi essere sordo per capire.

Che cosa c’è di più terribile che pendere dalle labbra
di qualcuno che sente per te al telefono un amico;
e far telefonare a una ditta
ed essere costretto a svelare le tue cose più intime,
e poi scoprire che le tue parole
non sono state “tradotte” chiaramente?

Devi essere sordo per capire.

Che cosa c’è di più terribile che essere sordo e solo
in compagnia di quelli che possono sentire
e tu non puoi far altro che tirare ad indovinare mentre si cammina,
perché non c’è nessuno che ti tenda una mano
mentre tu cerchi di destreggiarti fra le parole e i suoni?

Devi essere sordo per capire.

Che cosa c’è di più terribile che incontrare per strada
uno sconosciuto che all’improvviso apre la bocca
per chiederti qualcosa
le parole corrono veloci sulle sue labbra
e tu non riesci a capirci nulla,
perché lui non sa che tu ti sei smarrito a rincorrere la sua voce?

Devi essere sordo per capire.

Che cosa c’è di più terribile che capire
le agili dita dei sordi che descrivono una scena
e che ti fanno sorridere ed essere sereno
con la « parola parlata » di una mano che si muove
e che ti aiuta in qualche modo a far parte del mondo?

Devi essere sordo per capire.

Com’è terribile sentire una mano.

Sì, devi essere sordo per capirlo!

(Traduzione di P.Mazza)

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