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09.10.2024
Ma poi che cosa abbiamo tutti 'In Comune'? Domanda di cui si può ridere, risposta tutta da riflettere nel nuovo incanto firmato Ambra Senatore
Piccole cronache felici di una gita domenicale in uno splendente pomeriggio di fine settembre a Reggio nell’Emilia, Rèş come scrivono i locali consci delle origini del nome dalla reggia, per quel Festival Aperto - e, appunto, regale - che organizza la Fondazione I Teatri.
Bisogna cogliere l’ultima possibilità di vedere in Italia il nuovo ‘In Comune’ di Ambra Senatore per CCNN (Centre Chorégraphique National de Nantes, con la N di Nantes in arancione nel logo), fresco fresco di applausi e consensi a TorinoDanza.
Le cronachette cominciano inevitabilmente dai dettagli, nel caso dal ‘post-finale’, ovvero da quando, più di mezz’ora dopo lo spettacolo, i fortunati dramaholici uscivano a malincuore dal Panificio Melli, dove si erano recati per festeggiare degnamente la bella esperienza.
Soltanto lo scrivente, ad aumentare il già visibile sovrappeso, si è trangugiato un torinese (così chiamano qui il panino che altrove porta il nome di ‘rosetta’) infarcito di coppa, un assaggio di gnocco reggiano (sarebbe una focaccia allo strutto con un po’ di lardo sminuzzato sopra) e una fettina di torta di riso giallo…ma, per carità! bisognava rimettersi alla guida per tornare a casa, senza nemmeno un bicchiere di Malvasia o di Lambrusco.
Mossi con una certa fatica i primi due passi sulla via del ritorno, ecco che in Piazza San Prospero passano quasi tutti insieme i ragazzi della compagnia della Senatore, palesemente freschi di doccia e un po' intabarrati nonostante la mite temperatura di una giornata tardo-estiva, quasi tutti anche con zaini e borse.
Sembrano felici di essere riconosciuti e di ricevere altri complimenti, dopo la selva di applausi e di ‘bravi!’ nella sala della Cavallerizza, ma vanno di gran fretta, come a fuggir via dalle tentazioni. Lo fanno magari solo per arrivare in tempo alla stazione dei treni o per rifugiarsi nella casa dove alloggiano, ma basta guardarsi intorno per sentir salire l’acquolina in bocca.
Saranno pure ballerini fortunati perché, come s’evince durante lo spettacolo, sembrano destinati a divertirsi pure loro con gli spettatori, e non solo a soffrire e sudare in scena. Ma sono pur sempre obbligati a un certo regime alimentare di sacrifici, e da queste parti - ancor più che nella ‘gianduiesca’ Torino, dove hanno appena fatto le prime repliche italiane - vuol dire privarsi di ogni ben di Dio che a qualunque angolo chiunque sta assaggiando.
Ci deve evidentemente aver fatto ormai il callo, uno tra gli altri, anche Ambra Senatore, ché a guardarla muoversi coi suoi ballerini non si può credere che su wikipedia risulti nata nel 1976: una che, comunque, da più di vent’anni ormai spicca ai vertici della danza francese - che vuol poi dire il top a livello internazionale -, e dal 2016 è una macchina di produzioni per il CCN di Nantes, che dirige con passione, mantenendosi pure in cartellone con undici diversi titoli di sua stessa creazione.
Ma non per caso né per vezzo vale la pena di cominciare dalla parte molto grassa e altrettanto umana di Reggio, perché ‘In Comune’ è una bellissima pièce intessuta di riferimenti al cibo, ossessione tra le principali dell’umanità, e lo mettono a tema fin dai primi misteriosi gesti, poi con la condivisione di bonbon e foglie varie, e ancora con alcune frasi esplicite.
A dire il vero l’inizio e un primo sviluppo dello spettacolo sono proprio spiazzanti, perché così incentrati su piccole curiosità relative al mondo animale, del genere di quelle che i ragazzi di prima delle generazioni digital-native leggevano ancora sui vari ‘Focus’. A un certo punto, verso il finale, si capirà poi bene anche il perché di queste citazioni che possono persino sembrare 'speciste'.
Recita la scheda di ‘In Comune’ sul sito del CCNN: ‘In questa creazione sulla convivenza, Ambra Senatore continua la sua esplorazione delle relazioni umane concentrandosi questa volta sulla reiterazione di comportamenti essenziali per la sopravvivenza di ogni specie vivente, compresa la nostra. Una ripetizione che diventa un motivo coreografico per vedere con delicatezza le gioie, le debolezze, le paure e le stravaganze umane. Lo spettatore, lungi dall'essere un semplice testimone, è incluso in questa ‘polis’ danzante, condividendo così l'esperienza collettiva’.
Raccontano le prime impressioni: altro che balletto e coreografie, è tutto una sorpresa, per la perfetta combinazione tra linguaggio e contenuto, per il tono divertito e appassionante, per l’equilibrio tra ripetizione e messaggio.
In questo nuovo spettacolo Ambra Senatore, alla fine, porta in giro e coinvolge gli spettatori con grandi garbo, ironia e profondità, per spingersi tutti insieme in una sorta di neo-umanesimo rivoluzionario. En passant, tra mille trovate, mostra senza mezzi termini che la differenza radicale tra l’uomo e gli animali si trova sul delicato confine dell’ingiustizia percepita, tra sofferenza e ribellione.
Che questo arrivi da una coreografa che è stata variamente definita ‘la synthèse entre Pina Bausch et Buster Keaton’ o anche la ‘nouveau Jacques Tati de la dance’, ovvero che passi attraverso un’ora e rotti di puro divertimento in stile classico naturale, fa quel bell’effetto che ricorda da vicino gli spettacoli più emozionanti visti negli ultimi anni, a partire da certi momenti da cinema muto di F.C.Bergman o dalle trovate più esilaranti dei Peeping Tom, per non dire ancora per certi versi Boris Charmatz e altro.
Il taglio comico affonda le radici anche nella storia personale di Ambra, secondo quanto dichiarato nel ’21 dalla stessa Senatore: ’Nell’ambito di un processo creativo, non parto mai dicendomi ‘voglio far ridere’; non è mai una premessa, anche se ormai so che accadrà. Ma non è mai stato un partito preso. Credo che l’ispirazione esista, ma non ne sono consapevole'.
E ancora: 'La vita vera di tutti i giorni mi fa incontrare il comico molto spesso, da sempre. Dall’infanzia. In famiglia ridevamo tanto a tavola, in viaggio. Da quando mio figlio guarda i cartoni animati ho capito che probabilmente alcuni cartoni animati e film visti da piccola avevano avuto una influenza: i personaggi che cadono solo quando si accorgono di non avere suolo sotto i piedi; esplosioni e disastri terribili messi lì per far ridere: Tom e Jerry, la Pantera rosa, Beep Beep. I libri per l’infanzia di Gianni Rodari, di Richard Scarry. Le comiche di Stanlio e Olio; i film di Totò; quelli di Bud Spencer e Terence Hill, di Renato Pozzetto, di Verdone; il trio Marchesini-Lopez-Solenghi, forse anche Raimondo Vianello, Renzo Arbore e quelli della notte…
Non sono riferimenti colti, ma mi sono resa conto solo durante quest’ultimo anno del peso che probabilmente hanno avuto nel mio immaginario. Soprattutto a livello inconscio. Non ho mai consciamente o volontariamente fatto riferimento a essi, ma credo che mi abbiano nutrita ben bene. Tanto quanto amici buffi dei miei genitori e persone frequentate da bambina. Nei viaggi in Italia, nella vita di tutti giorni, quante cose buffe ho visto e sentito: ogni giorno, ma tante. Questo è un bagaglio prezioso. Anche quanto cuore, quanta umanità. Tutti bagagli preziosi’.
Perdere del tempo ancora a raccontare le impressioni degli spettatori di ‘In Comune’ non ha granché senso: bastano le foto del risultato alla pomeridiana in Cavallerizza (il palcoscenico più cool e sperimentale, gemello dei due che si fronteggiano in piazza a Reggio Emilia, il Valli e l’Ariosto).
Si è esattamente concretizzata la promessa-premessa della stessa Senatore: ‘Per me formare un gruppo, formare una comunità significa formare un gruppo sociale aperto. In questo spettacolo non siamo in dodici, siamo in dodici e le centinaia di spettatori che spero si sentano parte di noi’.
Da sottolineare ancora il livello dei collaboratori, aldilà dei dodici ballerini e ‘complici’ nella costruzione dello spettacolo. In primis va citato Jonathan Seilman, compositore con il quale la direttrice di CCNN collabora dal 2016: ‘scolpisce una partitura su misura’, recita la scheda sul sito dei Teatri, ‘esplorando quelle musiche che parlano di ciò che ci costituisce, che agitano le nostre memorie culturali, le nostre identità.
Sei uomini e sei donne di diversa provenienza geografica e culturale incarnano in scena un campione di una società che osserviamo da vicino. Loro siamo noi, una micro-popolazione in movimento che cerca di conoscere se stessa, di creare qualcosa di comune. Su musiche remixate di Beethoven, Mozart e Schubert, il gruppo si riunisce e si disgrega, in un movimento di danza ripetitivo che ondeggia come un’onda potente. E davanti agli occhi del pubblico avviene il miracolo: poco a poco prende forma il senso del collettivo’.
Non di poco conto deve essere stato anche l’apporto di Cédric Marchais, una sorta di maestro delle contaminazioni tra danza e circo, che firma come ‘Assistanat dans le cadre du dispositif Compagnonnage’ (dove persino la traduzione ufficiale italiana, 'assistente nell'ambito del dispositivo di...' lascia quel 'compagnonnage' nell'originale francese, che in Italia deve essere diventato 'compagnonaggio' giusto nelle logge massoniche cosiddette di stile continentale, non affiliate all'Inghilterra).
Ancora, azzeccatissimi perché veritieri i costumi di Fanny Brouste, tant’è che in molti pensavano subito che i ballerini danzassero ciascuno con il proprio look abituale nella vita di fuori. Infine regia di scena sobria e precisa di Bruno Fradet, luci perfette e sintoniche con il racconto di Sveva Scognamiglio.
Lasciamo agli esperti i giudizi variamente professionali (1), il cuore di appassionato d’emozioni artistiche vorrebbe soltanto ripetere già gli ultimi versi della poesia ‘Saluterò di nuovo il sole’ della poetessa iraniana Forugh Farrokhzad (che è stata riprodotta sulla locandina distribuita in sala e poi recitata ad alta voce dalla coreografa). E poter tranquillamente pensare, proprio di Ambra Senatore: ‘sì la saluterò/ la saluterò di nuovo’.
(1) Recensione di 'In Comune', in occasione della replica a Torino del Giornale della Danza
Ambra Senatore, direttrice del “Centre Chorégraphique National de Nantes”, torna nella sua città natale e propone sul palcoscenico di “Torinodanza Festival” la sua nuova creazione, “In comune”, in cui continua la sua esplorazione delle relazioni umane insieme a un gruppo di dodici danzatori. Lo spettacolo andrà in scena in prima nazionale nella Sala Grande delle Fonderie Limone di Moncalieri il 26 settembre alle ore 20.45.
Dodici danzatori in scena, di diversa provenienza geografica e culturale, abbastanza numerosi per costituire una micro popolazione in movimento. Ambra Senatore prosegue la sua esplorazione delle relazioni umane volgendosi questa volta verso la reiterazione dei comportamenti che tutte le specie viventi, tra cui la nostra, mettono in atto per sopravvivere. Una ripetizione che diventa un motivo coreografico per mostrare delicatamente le gioie, le debolezze umane, le paure e le delusioni.
“In comune” è un gioco di condivisione dello spazio, in cui la coreografia gioca con tensioni, ripetizioni e inversioni. Riaffiora tutta l’arte della composizione coreografica di Ambra Senatore, coperta da un sottile filtro dell’assurdo, denso dell’ironia che caratterizza sempre la sua danza, fatta di pause ritmiche e connessioni inaspettate. Jonathan Seilman, compositore con cui Senatore lavora dal 2016, crea una partitura su misura, esplorando una musica che racconta di cosa siamo costituiti, che suscita le nostre memorie culturali e identitarie. Anche la luce, mobile e fugace, gioca un ruolo cruciale, concentrandosi su scene, oggetti, dettagli e orientando lo sguardo dello spettatore, che lungi dall’essere un semplice testimone, si ritrova lui stesso coinvolto in questa “polis” danzante.
«Dare vita a un gruppo, formare una comunità, significa per me creare un gruppo sociale aperto. Per esplorare il mio desiderio iniziale di osservare il comportamento di un gruppo di persone (uno Stato, forse) in relazione a un individuo che arriva, tra ospitalità, integrazione e influenza, abbiamo lavorato sulla condivisione dello spazio, abbiamo parlato molto e condiviso le nostre riflessioni filosofiche e sociali. Sono partita da questi temi, ma è stato l’ascolto delle preoccupazioni di ogni membro del collettivo che mi ha portato a un approccio più “urgente”. Spesso il punto di partenza delle mie creazioni è strutturale, ma in questo caso è tematico. A partire dalle prime ricerche sulla condivisione dello spazio, abbiamo scritto diverse sequenze e io ho poi organizzato questo magma di elementi. L’opera è così strutturata in strati che si ripetono ma variano, in un arco che si estende dall’azione individuale a quella collettiva, dalla lentezza alla velocità, dai pochi ai molti, dal particolare al più generale. Ogni creatura vivente continua a esistere nella sua discendenza e noi umani stessi assistiamo impotenti, disperati, al ripetersi delle nostre colpe. La nostra incapacità di evitare la violenza e la violazione dei diritti e delle libertà è spaventosa».
Ambra Senatore compone opere per raccontare la realtà collettiva e il modo in cui gli individui creano legami tra loro. Alla base della sua ricerca ci sono la relazione e la quotidianità, che viene osservata minuziosamente per poi essere spostata, ribaltata. Appassionata di sorprese, tagli e ripetizioni che ricordano il cinema, Ambra Senatore ricompone la realtà alla maniera di un regista. All’inizio degli anni 2000 lavora su progetti collettivi, mentre completa un dottorato in danza contemporanea. Dal 2004 al 2009 si dedica alla creazione di assoli e coreografie di gruppo, affermando la propria scrittura ibrida in cui si fondono danza, teatro e umanità. Direttrice del “CNN di Nantes” dal 2016, Ambra Senatore è artefice di danze generose e straordinarie, portate in scena in parchi pubblici, mercati, scuole, musei, luoghi dedicati al patrimonio culturale, stazioni ferroviarie.
In scena Youness Aboulakoul, Pieradolfo Ciulli, Louis Chevalier, Lee Davern, Olimpia Fortuni, Chandra Grangean, Romual Kabore, Alice Lada, Antoine Roux-Briffaud, Marie Rual, Ambra Senatore, Angélique Spiliopoulos