

Merci au Chevalier Angelinì, che porta in scena le diseguaglianze dei corpi e ci regala ancora qualche piccolo gioiello
12.09.2025
S’intitola ‘Le diseguaglianze dei corpi’ ed è una sorta di edizione speciale del festival FOG, l’insolita apertura della stagione di Triennale Teatro Milano. Singolare approfondimento pressoché parallelo alla conclusione, il 9 novembre, dell’Esposizione Universale ‘Inequalities’, della stessa Triennale, si connota per l’originale apporto in termini d’innovazione del linguaggio e di sprovincializzazione che il teatro diretto da Umberto Angelini non manca mai di proporre.
E Dio solo sa quanto ne ha bisogno questa Milano Plus, una città che, dalla distorsione socio-economica in favore dei super-ricchi, non ha guadagnato quasi niente sul piano culturale, anzi sembra regredita.
Si tratta di una piccola rassegna, con una decina d’appuntamenti, che affronta in modo decisamente orizzontale il tema delle diseguaglianze, non a caso declinato con il genitivo di dipendenza dai corpi, indicati al plurale, ponendo cioè l’accento sulle differenze più vistose che separano le persone fisiche nella società: quindi non solo le diseguaglianze economiche e razziali, ma anche di genere e d’orientamento sessuale, piuttosto che dovute alla vera e propria ‘diversa abilità’.
Non a caso lo spettacolo di chiusura è affidato a Chiara Bersani, l’11 e 12 novembre: nuova artista associata di Triennale Milano Teatro fino al 2027, presenterà in prima italiana ‘Michel – The Animals I Am’. Si tratta - recita il comunicato - ‘dell’evoluzione dell’assolo ‘L’Animale’, creato e interpretato da Chiara Bersani nel 2021, che rielaborava i codici del balletto classico su un corpo divergente, segnato dall’osteogenesi imperfetta. Dopo essere stato ‘trasmesso’, nel 2022 (sempre per FOG), a Veronica Tulli, che condivide con Chiara Bersani lo stesso disordine genetico, il progetto evolve nel 2025 in una versione corale: tre performer con disabilità danno vita al nuovo spettacolo, così da superare l’idea stessa dell’artista disabile come eccezione isolata’.
Bersani stavolta si ispira a Michel Petrucciani, pianista jazz con la sua stessa condizione genetica, con un lavoro che vuole essere anche ‘una dichiarazione politica che sfida i paradigmi stessi della danza e dell’arte performativa’.
Tra l’altro Bersani è una delle animatrici dell’associazione Al Di Qua Artists (Alternative Disability Quality Artists), che dal 2019 promuove i diritti per le persone con disabilità nello spettacolo dal vivo, e non solo per quanto riguarda le ciniche e ingiuste politiche retributive degli enti teatrali e degli impresari, che non riconoscono ancora l’equo compenso a questi protagonisti, per non dire delle donne. Quest’estate, per esempio, Al Di Qua si è fatta promotrice di un’iniziativa per migliorare il grado di accessibilità dei teatri italiani.
La scelta di Triennale Teatro Milano di affiancare proprio un personaggio così diverso e così impegnato come Chiara Bersani al nuovo divo-immagine Marcos Morau per il triennio 25-27, dopo l’exploit con Romeo Castellucci presente come Grand Invité nei tre anni precedenti, non segna soltanto la spiccata propensione al performativo che connota la programmazione.
Tra parentesi, l’artista associato di ieri più propriamente da teatro di prosa, Daria Deflorian, è stata ingaggiata prontamente dalla nuova direzione duale del Piccolo Teatro, il cui manager operativo, Lanfranco Li Cauli, uomo di marketing, si suppone abbia avuto ben modo di notare la cospicua nicchia di pubblico ‘Daria-fidelizzata’ in viale Alemagna (per non dire dell’analoga operazione con Anne Teresa De Keersmaeker, il cui lavoro recente più cult, ‘Il Cimento dell'Armonia e dell'Inventione’ è stato uno dei grandi successi proprio dell’ultimo FOG).
Tornando alle scelte di Angelini, c’è del metodo in queste mescolanze alla Bersani/Morau, nel mix tra il nome a effetto e l’artista di nicchia, nell’ostinato desiderio di non fermarsi sull’ovvio, di segnare comunque sempre una qualche traccia di nuovo.
Ancora in questo prossimo mini-Fog si può notare la presenza di uno dei personaggi considerati emergenti nel teatro europeo, l’autore, regista e performer albanese Mario Banushi, classe 1998, ormai di casa artistica ad Atene. Banushi presenterà in prima italiana, venerdì 24 e sabato 25 ottobre, l’ultimo lavoro della sua delicata e particolarissima trilogia familiare, ‘Goodbye, Lindita’, sul tema dell’elaborazione della perdita di una figura familiare. Uno spettacolo prodotto dal Teatro Nazionale della Grecia che quest’estate è stato applaudito in vari festival di mezz’Europa.
Ma per questo stesso nuovo mini-Fog ad ampio orizzonte sulle diseguaglianze, in fondo, non è che Angelini rinunci all’appuntamento a effetto, di richiamo più universalista, e lo fa proprio in apertura, l’8 e il 9 ottobre, portando a Milano - dopo la prima al Festival Aperto di Reggio Emilia - il nuovo ‘Chronicles’ firmato dai riveriti Peeping Tom.
Celebri per il successo dell’adrenalinico capolavoro intitolato prima ‘Diptych: The missing door and The lost room’ e poi pure ‘Triptych’, nella versione completa con ‘(The hidden floor)’, da qualche tempo Gabriela Carrizo e Franck Chartier convivono ormai da separati in casa nella compagnia che hanno fondato a Bruxelles con il supporto del governo fiammingo.
Dopo la prova non proprio riuscitissima dello strano e disturbante ’S 62° 58’, W 60° 39’ di Chartier, è la volta della sola Carrizo di mettersi di nuovo in gioco con questo spettacolo che ruota intorno alle figure di cinque performer di alto livello, alle prese con la sfida impossibile della conquista dell’immortalità. La scheda di Triennale recita: ‘a partire dal concetto di Wunderkammer ‘Chronicles’ si interroga sulle possibilità di convivenza e interazione tra essere umano e natura. Al centro, il tema della trasformazione, che rispecchia la natura mutevole delle disuguaglianze nel mondo contemporaneo, in cui i confini tradizionali e i ruoli sociali vengono continuamente ridefiniti’.
Non è che sia tutta qui ‘Le diseguaglianze dei corpi’. Ci saranno altri notevoli appuntamenti, tra i quali: la prima italiana de ‘La vertigineuse histoire d’Orthosia’, performance firmata dal duo libanese di filmmaker e artisti Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, che racconta la rocambolesca scoperta - nel 2007, durante un conflitto tra l’esercito e gli estremisti islamici - di Orthosia, antica città romana scomparsa nel 551 d.C. e da secoli ritenuta introvabile; il ritorno di un protagonista della coreografia come Virgilio Sieni con ‘Danza cieca’, affidato a un performer non vedente, Giuseppe Comuniello; il film documentario del regista e artista visivo congolese Nelson Makengo, Rising up at Night (Tongo saa)’, vivido spaccato della vita quotidiana di una delle municipalità di Kinshasa, Kisenso.
E ancora la ripresa di ‘A Visual Diary - A Journey into the 1980s New York Queer Art Scene’, progetto firmato dal regista e scenografo milanese Fabio Cherstich, e poi un nuovo lavoro sulla lingua dei segni di Cristina Kristal Rizzo, apprezzata fondatrice di Kinkaleri, con Diana Anselmo, performer sordo e attivista.
Questo piccolo grande festival si aprirà pochi giorni dopo che lo stesso Angelini è stato insignito dell’onorificenza di Chevalier des Arts et des Lettres, una delle principali distinzioni della Repubblica francese. Segno della considerazione di cui gode in uno dei più importanti ambienti teatrali europei, per il lavoro in Triennale certo, ma anche come Sovrintendente e Direttore artistico de La Fondazione del Teatro Grande di Brescia.
‘Colgo l’occasione per ringraziare coloro che con il loro impegno, la loro passione e il loro stile danno ogni giorno forma e qualità al mio lavoro’, ha dichiarato lo stesso neo Cavaliere di Francia Angelini, nel comunicato diffuso dall’istituzione bresciana, aggiungendo: ‘È un riconoscimento che dedico a Hélène De Prittwitz Zaleski, per il suo grande amore per la Francia e per la dolcezza e la forza con cui mi ha sempre sostenuto’.
Scomparsa nel 2024, la moglie del finanziere francese d’origine polacca, naturalizzato italiano, Romain Zaleski, è stata presidente dell’Albo d’oro dei finanziatori del Teatro alla Scala e anche vicepresidente della Fondazione, come del resto al Teatro Grande: appassionata di cultura, di musica e di spettacolo, impegnata nel sociale, era vissuta a lungo a Parigi, dove aveva lavorato anche in politica, con l’ex Presidente Valery Giscard d’Estaing.
Ecco, anche nell’iper-uranio dei più abbienti non sono tutti uguali, le differenze culturali si fanno sentire parecchio. O c’è qualcuno che pensa davvero, aldilà del presidente della Regione Lombardia, che una Barbara Berlusconi nel consiglio del teatro lirico milanese potrà mai dare un apporto così fattivo solo perché risulta socia di una galleria d’arte modaiola?