" /> Lassù tra le montagne si balla all'insegna della natura: Bolzano Danza fa 40 con un programma festoso e superlativo

Grazie D'Agostin per le generose presentazioni, ma più che la Prima e l'Asteroide dovresti temere il tuo entusiasmo da spoiler!

 Se un minuscolo NEO, sì proprio uno dei più piccoli tra i 35mila censiti in cielo come ‘Near Earth Objet’, magari il 2025KK in ritardo, centrasse preciso-preciso il Teatro Studio Melato a Milano, la sera di martedì 3 giugno, magari anche solo per invidia nei confronti di quello storico ‘Asteroide’ a cui è intitolata la rappresentazione in cartellone, non ci sarebbe una nuova mini-estinzione di dinosauri del teatro, no. 

 Peggio. Sarebbero cancellati proprio molti di quelli che provano a prendere possesso di un ipotetico mondo dopo il Cenozoico del teatro italiano, quasi l’intera generazione nuova o di mezzo che dir si voglia. Presenti in sala come amici e interlocutori privilegiati di Marco D’Agostin, autore e performer che ci regala questo insolito musical che vuol rispondere alla domanda sul perché cominciamo a ballare, e lo fa con un racconto paleontologico, astrologico e ‘catastrofista’, almeno nell’immagine di locandina. 

 A seconda dei gusti e del concetto esteso di età giovanile, ciascun appassionato in seguito piangerebbe i suoi personaggi di riferimento, quelli che ha eletto nelle ultime stagioni come nuovi e degni di applausi e d’entusiasmi.

I più maliziosi potrebbero non rimpiangere troppo questo o quella, magari perché già un po’ tronfi: di sicuro nessuno verserebbe una lacrimuccia per la triste fine delle scomodissime sedute del Melato, ché in galleria si sta meglio in piedi come succedeva negli originali elisabettiani.

 Battutacce a parte, questi nostri ‘ragazzi’ che si potrebbero definire i talenti del teatro italiano dell’Antropocene, hanno la remotissima possibilità dello 0,0000-e-meno per cento di rischiare l’impatto del bizzoso NEO chissà come numerato. In caso lascerebbero l’ultimo ricordo professionale inciso nei chilometrici titoli di questo benedetto ‘Asteroide’. 

 Eppure l’elenco in locandina parte da un secco: di e con Marco D’Agostin. E si chiuderebbe con Produzione VAN eccetera eccetera. Il logo che sta non a caso per furgone camperizzato, VAN, indica il collettivo e associazione culturale bolognese di D’Agostin e di un pugno d’artisti e coreografi ‘nomadici’ e irrequieti come lui.

Seguono - ma riempirebbero quasi un'altra rubrica - tutte le varie istituzioni teatrali che contribuiscono a finanziare la produzione con il Piccolo Teatro, di cui D’Agostin è artista associato tra i diletti del Prof.Dir. Claudio Longhi.

 Dopo ‘di e con’ ci s’imbatte prima di tutto, ovviamente, nel caso di uno spettacolo dichiarato di genere musical, nel co-autore delle canzoni, Luca Scapellato, eclettico musicista elettronico e sound designer di Padova. Seguono le scene di Paola Villani (che magari verrà risparmiata dall’asteroide perché a Bruxelles, o solo per aver contribuito l'anno scorso alle ‘Tre Sorelle’ di Muta Imago) e via così luci, costumi e i soliti crediti di rito.

 Ed ecco che poi arrivano altri guai grossi che il NEO infliggerebbe anche alle giurie genere Ubu, tra le righe della locandina in cui si legge: ’con un’incursione testuale di Pier Lorenzo Pisano; assistente alla creazione Lucia Sauro; ricerca condivisa con Chiara Bersani, Sara Bonaventura, Nicola Borghesi, Damien Modolo, Lisa Ferlazzo Natoli; movement coach Marta Ciappina, danze di repertorio…’. Basta, no?

 E’ una piccola bella truppa di performer cult, autori impegnati (ahinoi, l’asteroide cannibalizzerebbe pure Kepler 452 e il compagno E.T. Borghesi!) registi chic, visual artist, collaboratori in parte già comparsi accanto a D’Agostin nei precedenti lavori. Pregevolissimo che il protagonista unico e autore e regista, abbia però ben chiaro come, alla fine, tutti i prodotti del genere creativo sono poi il risultato di un lavoro collettivo.

 Piccola parentesi: dopo aver rivisto gli incantevoli FC Bergman giocare a distruggere il palcoscenico del Teatro Strehler non ci stanca di ripetere che la solidità e la pluralità delle compagnie e dei gruppi indipendenti d’artisti fanno proprio la differenza, come si dimostra, appunto, nel caso del Belgio. 

 Ma torniamo a bomba, pardon al nostro impatto del corpo celeste. Lo scrittore ‘incursore’ Pisano, classe ’91 e autore di prestigio già internazionale, è stato chiamato in soccorso dall’appassionato patologico D’Agostin, come dice lui stesso, in un momento di lucidità, quando s’è reso conto d’aver bisogno di un freddo controcanto.

La narrazione di base, così sentita perché nasce da una crisi d'amore, parte da una storia romantica sul geologo Walter Álvarez che nella Gola del Bottaccione di Gubbio elabora la sua teoria sull’estinzione di 65 milioni di anni fa, evento dopo il quale i nostri proto-genitori presero possesso della Terra, ma chissà dove va a parare. 

 Meglio riservarsi di verificare in una delle prime sei repliche milanesi di ‘Asteroide’ (ché poi sarà in una tournée con varie tappe europee già in agenda), anche a quale frattura dell’entusiasmo serva in effetti l’intervento ‘raziocinante’ di un autore come Pisano.

Premiato con il Riccione per l’inquietante ‘Carbonio’ che ruotava intorno a un confronto serrato e drammatico tra un’ambigua Lei indagatrice scettica e un uomo che riferiva d’aver incontrato un’entità extra-terrestre, Pisano è uno che fa tranquillamente discutere i suoi personaggi sulla Scala di Kardašëv, una classificazione ipotetica dei gradi di sviluppo delle civiltà in base al consumo di energia; uno che, dicono gli esperti eruditi, sa addirittura rinnovare la tradizione del ‘conte philosophique di ascendenza illuminista’.

 Il tenero D’Agostin, forgiato dalla disciplina della danza di ricerca artistica che ha praticato con successo per anni - in Francia è già arrivato al Théâtre de la Ville di Parigi -, è uno che può parlare con gli occhi lucidi di un dettaglio di ‘La La Land’, la polvere che sfiorano i protagonisti sul passamano nel Griffith Observatory di Los Angeles prima di cantare e ballare insieme, per poi esibirsi intonando l’incipit di ‘City of Stars’ come Ryan Gosling… 

 Cosa che D’Agostin ha fatto puntualmente in una stupenda presentazione di ‘Asteroide’ aperta a tutti, intitolata ‘Astri, (dis)astri e asteroidi’ e organizzata la sera di lunedì 26 maggio al Planetario di Milano, con la complicità dell’astronomo appassionato e superbo narratore Fabio Peri.

 Ecco, per banalizzare sulle origini, nel lancio entusiasta del suo nuovo spettacolo D’Agostin è apparso proprio brillante e frizzante come il prosecco della sua città natale Valdobbiadene, ma anche generosamente abbondante come da ormai ventennale ‘tras-formazione’ alla scuola bolognese.

E così nel racconto alla conferenza stampa, man mano più divertente e gustoso, si è spoilerato parecchio da solo, troppo stando alle regole non scritte dei passaparola da dramaholici che amano le sorprese. 

  Aveva pur cominciato benissimo D’Agostin, all’incontro con i giornalisti e gli addetti ai lavori nel Chiostro Nina Vinchi, esponendosi nella sincera confessione: ‘Ho molta paura, davvero molto paura, la stessa mi ha mosso ad allestire questo spettacolo, che le cose possano finire così in un momento…’. Poi si è sciolto e - sòrbole! - nessuno l'ha più fermato e ha vuotato il sacco con troppi particolari.

 Recitando una bella filastrocca scacciapaura, si può sempre correre a prenotare quei pochi strapuntini rimasti liberi per la prima allo Studio Melato, oppure qualche posto migliore che ancora si trova per le repliche fino alla pomeridiana di domenica 8 giugno. 

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