

Zitti e buoni anche a teatro, chi se ne importa della degenerazione urbanistica a Milano e dei guasti del turbo-capitalismo?
28.07.2025
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Non ha nascosto certo la commozione, Carolina Bianchi, ricevendo il Leone d’Argento nella Sala delle Colonne di Ca' Giustinian. Il riconoscimento che gli ha tributato la Biennale di Venezia è tanto prezioso perché arriva proprio nel momento in cui manifesta la sua critica radicale nei confronti dell’ambiente maschilista teatrale, a cui vorrebbe metaforicamente dare fuoco, e addirittura la volontà di ritirarsi nelle sole parole della poesia, seguendo uno degli ultimi pensieri di Sarah Kane. La Bianchi ha festeggiato il premio con la squadra di performer della sua bella compagnia Cara de Cavalo e l'intero gruppo di lavoro che fa capo a una chicchissima produttrice brasiliana di Metro Gestão Cultural. Il giorno dopo, purtroppo, era mezza febbricitante, eppure ha animato anche un workshop prima d'interpretare la seconda rappresentazione di ‘Brotherhood’.
N.G.
Il nuovo spettacolo della Bianchi merita certo un approfondimento a parte e a tutta prima è apparso più
risolto e in qualche modo più sciolto rispetto al celebre pezzo sulla violenza contro le donne che apre la trilogia stessa. Di fronte ai lavori tutti giocati così al limite estremo, non a caso programmati soprattutto dai festival europei più importanti e di tendenza, si nota subito la spaccatura del pubblico. Anche a Venezia s'è registrato il consenso immediato della parte giovanile e femminile della platea, che ha continuato ad acclamare la Bianchi quando ormai aveva lasciato il palco. ‘Brotherhood’ è in realtà un meccanismo diabolico per chi ama farsi intrappolare nelle inquietudini. Per fortuna molti spettatori si sono potuti poi consolare con la più poetica coreografia di Sasha Waltz…
9+
Come se non ci fosse un domani, nei primissimi giorni di Venezia Danza 2025 ha brillato subito di luce solare un altro gioiello che il direttore Wayne McGregor ha scelto di offrire con i giovani allievi di Biennale College. E’ la performance ‘In C’ di Sasha Waltz, un piccolo capolavoro che nasce intorno a un brano di musica minimalista sperimentale con 53 variazioni di Terry Riley, che è stato eseguito dal vivo da Sintax Ensemble, mentre i sedici giovani ballerini si impegnavano tutti in altrettante figure variate e alternate liberamente. Uno spettacolo difficile eppure assolutamente incantevole, concepito durante il Covid, in attesa di celebrare in qualche modo la libertà di un nuovo incontro dei corpi.
F.Q.
La coreografa cult tedesca non ha potuto assistere alla prima veneziana perché impegnata a provare lo stesso ‘In C’ per la versione ufficiale con la sua Sasha Waltz and Guests ripresentata a Vienna dal 23 luglio per ImPulsTanz. Personaggio di assoluto rilievo con un segno davvero unico e innovativo, è anche una vera Fuori Quota, e sa essere protagonista di forte impegno anche sul fronte politico-culturale. Si è appena schierata di nuovo pesantemente contro il governo tedesco per l’annuncio di ulteriori cospicui tagli di fondi alla cultura nel budget 2026/27, che mettono a rischio anche la scena berlinese e le già scarse risorse destinate alla danza contemporanea. Si può leggere questo coraggioso ‘statement’ integrale sul suo sito. Certo se l'anno prossimo McGregor volesse magari premiarla, si può già prevedere che 'Santa Sasha subito' ci regalerebbe un bel discorso simile alla sparata contro le destre di Ursina Lardi...
N.G.
Oltre alle tournée di ‘In C’ e dello spettacolo gemello 'Beethoven 7', Sasha Waltz and Guests sarà impegnata in un passaggio al festival berlinese Tanz im August per ‘Trailer Park’ dell’artista d’avanguardia Moritz Ostruschnjak con TainzManz. Poi a novembre in Svizzera, tra Basilea e Losanna, rilancerà anche ‘Spiegelneuronen/Mirror Neurons’ di Stefan Kaegi, frutto dell'intrigante collaborazione di Sasha Waltz con il gruppo di ricerca post-teatrale dei Rimini Protokoll. Questo pezzo sperimentale, definito 'un documentario di danza prodotto con il pubblico', è stato presentato al festival Salisburgo nel ’24. ‘Parla del cervello umano e della sua relazione con il corpo', spiega la scheda. 'Il pubblico è una parte essenziale dell'esperimento, perché è invitato non solo a osservare la creazione del movimento, ma anche a unirsi, e dai suoi posti diventare parte attiva di un sistema condiviso, a sperimentare se stesso come parte di una sorta di grande cervello’. Arriverà anche a Milano, grazie alle solite Valentine di Zona K?