Il dramma del drammaturgo che sale in taxi per andare a teatro fuori orario e deve rispondere alla domanda: ma che lavoro fa?
10.12.2024
Rovesciando questa 'Lacrima' di Caroline Guiela Nguyen si trova anche la forza di un gruppo che sa lavorare per il pubblico 2.0
Alla fine si poteva facilmente pesare il consenso entusiasta del pubblico che è accorso al Piccolo Teatro Strehler per la prima italiana di ‘Lacrima’ di Caroline Guiela Nguyen, nonostante l’ingaggio tutt’altro che consueto, 175 minuti in francese, inglese, tamil e linguaggio dei segni, con appena 3 minuti d’interruzione tecnica a metà rappresentazione, accompagnati peraltro da un cartello a caratteri cubitali che invitava perentoriamente gli spettatori a non lasciare la sala.
Il contrappeso statico della piccola folla d’imbucati nelle file centrali, sempre tiepidamente coinvolti, forse per invidia o per dovere di ruolo - direttori vari, presidenti, registi, giornalisti, critici, professori, attori e addetti ai lavori, come di consuetudine per le grandi occasioni -, non ha nemmeno velato l’applauso energico ripetuto, accompagnato anche da grida varie di approvazione, con cui qualche centinaio di spettatori milanesi ha voluto salutare affettuosamente l’eccezionale cast.
Si sono visti appena 11 attori in carne ed ossa, di diverse età ed estrazione, con tanto di alcuni non professionisti, accanto a volti consolidati del TnS Théâtre national de Strasbourg (c’è poi un pugno ancora di protagonisti diversi nei filmati). Una piccola squadra che però ha saputo reggere insieme, coprendo una molteplicità di ruoli e di personaggi, una ‘storiona’ da miniserie televisiva che ripercorre 8 mesi di realizzazione dell’abito da sposa di una principessa tra Parigi, Bombay e Alençon.
Nella grande sala dello Strehler di Milano l’altra sera, al quarto giro di applausi, s’è alzata in piedi per l’ovazione finale anche quella mezza platea a destra nelle prime file, che erano le più sfavorevoli per la lettura della sovratitolazione ma certo le migliori per gustare la bravura strepitosa degli interpreti.
Tutti tanto commoventi ma sempre pronti e capaci nel cambio di registro, anche a virare sul grottesco, intensi eppure asciuttissimi, nello stile consolidato di una recitazione così sottotono da non sembrare neppure impostata come tale.
E qui, per dare subito pane al pane, bisogna ricordare prima di tutto la protagonista principale, che in scena fa la direttrice dell’atelier di Parigi dove viene confezionato il vestito di una ipotetica futura Lady D: si chiama Maud Le Grévellec, e a Milano l'abbiamo ammirata anche l’estate scorsa al festival Presente indicativo per la ripresa del capolavoro di Guiela Nguyen ‘Saigon’.
Maud è un’altra di quelle donne di teatro europeo che riesce ogni volta a essere così vera da meritarsi un sovrappiù sul prezzo del biglietto.
Senza spoilerare troppo, dato che oltre alle prossime due date milanesi, ‘Lacrima’ sarà ancora parecchio in giro, per esempio dal 9 gennaio per un mese a Parigi nella sala Berthier dell’Odéon, Maud in quest'occasione deve fare addirittura due volte la stessa impegnativa scena, in apertura e in chiusura, raddoppiata in primissimo piano con la telecamera, per non dire del crescendo drammatico in un dialogo chiave con la dottoressa medico del lavoro.
Si può pure applaudire a parte l’interpretazione eccellente della scenata centrale con il marito, forse più facile perché così tanto melodrammatica, ma è da segnalare per avere l’occasione di citare almeno anche Dan Artus, anche lui già visto in ‘Saigon’, e pure nel meno riuscito ‘Fraternité, conte fantastique’ sempre della nostra splendente Caroline.
Ecco, questi fortunati pezzi di teatro contemporaneo nascono dal lavoro di professionisti coesi e abituati a stare insieme. L’adorabile Le Grévellec viene dal Groupe 32 del TnS, la classe cresciuta tra il 1998 e il 2001 all’école di Strasburgo, ora già arrivata al Groupes 49. Dan Artus è addirittura uno dei docenti della scuola TnS. Questo teatro nazionale a forte vocazione educativa, ora affidato alla guida di Guiela Nguyen, impiega anche in ‘Lacrima’ alcuni giovani nuovi apprendisti, persino nel cast tecnico arrivato a Milano.
Particolare non secondario da aggiungere, anche Caroline, nata e cresciuta a Nizza, dove ha studiato prima sociologia - e si vede dal modo con cui cerca nella realtà i dettagli per le sue storie - ha poi frequentato la stessa scuola nazionale francese di teatro a Strasburgo. In 'Saigon', per esempio, lavorano anche due sue compagne del Groupes 37, le attrici Caroline Arrouas e Adeline Guillot.
A cavallo degli anni Dieci del Duemila, poi, Guiela Nguyen ha fatto il salto come creatrice, fondando la compagnia con cui lavora sempre, denominata Les Hommes Approximatifs, con sede tra i ‘valentinois’ del Delfinato, in quella Valence per il cui festival Ambivalence(s) è nato il primo grande successo, ‘Saigon’. E, certo, nei suoi spettacoli hanno un peso notevole gli apporti costanti dei suoi ‘camarades’ originali, tre dallo stesso Groupes 37 del TnS, Alice Duchange (scenografa), Benjamin Moreau (costumista) e Jérémie Papin (light designer), poi ancora Antoine Richard (musiche e suono), Paola Secret (collaboratrice alla regia) e Jérémie Scheidler (drammaturgia, video).
Per farla breve, e tornare alla prima di ‘Lacrima’ a Milano, si è avuta la piacevole sorpresa della presenza di una bella fetta di pubblico giovane, anche gruppi interi, probabilmente di classi scolastiche superiori. Uscendo, si potevano cogliere brevi scambi di battute del genere ‘cavolo, mi sono spellato le mani ad applaudire!’ (a dire il vero non era un cavolo, ma un’esclamazione che non è coperta nemmeno dal divieto ai minori di 16 anni che figurava nelle avvertenze).
Del resto, la forza pressoché peculiare delle narrazioni di Caroline è anche nella costruzione con un linguaggio contemporaneo, che farebbe di questi spettacoli delle perfette miniserie per la tv.
Come si può leggere anche nel suo programma ufficiale di direttore al TnS, Guiela Nguyen ha ben chiaro che oggi il problema principale del teatro è rifondare il patto con il pubblico, andando a cercare gli spettatori come parte fondamentale, attiva e partecipe, non dei clienti più o meno nuovi da appecoronare con il marketing.
E non è che, a proposito, il solito ‘vecchio’ pubblico borghese da abbonamento al Piccolo teatro non abbia apprezzato, anzi. Per dire sempre solo di fila quattro a destra, si notava una coppia anziana che nemmeno sapeva chi fosse la creatrice di ‘Lacrima’, e varie signore amiche pure: tutti erano inchiodati a seguire passo dopo passo la narrazione, magari scambiandosi qualche parola sfuggita tra i sovratitoli e pure tra i toni bassi della viva voce degli attori non microfonati (dio del teatro, grazie!) per tutte le scene in cui non parlavano tra di loro in videochiamata, alla radio o che.
Questo spettacolo, per chiudere rubando le parole al sommario della recensione pubblicata da ‘Libération’, ‘è una prodezza artistica, una narrazione corale ampia e popolare di rara precisione’.
P.S.: Una prima notazione ‘intra moenia’ teatrali: come dice una voce dramaholica primaria, Caroline Guiela Nguyen ha messo a punto una sorta di versione 2.0 del teatro post-realistico con telecamere che ha in Milo Rau il maestro di riferimento. E va dato atto al guru svizzero-tedesco sbarcato dalla NTGent alla guida di Wiener Festwochen, di non aver nessun timore a riconoscere la genialità e la creatività degli altri e dei più giovani: i nuovi titoli internazionali più belli che sono passati o passeranno per Milano, sono in qualche modo un po’ anche farina del suo sacco, da questo ‘Lacrima’, che WF ha coprodotto e tenuto a battesimo, al superbo ‘Parallax’ di Kornél Mundruczó, che ha trovato asilo a Vienna per questa creazione del suo Proton.
Peccato soltanto che in Italia non si possano rivedere anche gli altri spettacoli teatrali e/o i lavori dei creatori (in primis Floriana Holzinger) che Rau ha invitato quest’estate nella sua ‘Libera Repubblica di Vienna’ tra maggio e giugno, un elenco davvero ragguardevole.
Resta poi da aggiungere che Guiela Nguyen adesso, dopo l’assaggio di ‘Kindheitsarchive (Archivi dell'infanzia)’ sulle adozioni internazionali, allestito a Berlino nell’ottobre del 2022 con l’ensemble del grandioso e prestigioso Schaubühne, diretto da Thomas Ostermeir, sembra come entrata del tutto nell’orizzonte familiare, sicuramente anche per motivi biografici.
Molto scene anche di questo spettacolo, comprese le più lacrimevoli - lo ha confessato lei stessa - nascono da notazioni raccolte nella realtà portando la sua bambina all’asilo. Per aprile del 2025 è atteso anche il suo nuovo ‘La Vérité’, che avrà come fulcro proprio il tema della sincerità nel rapporto tra bambini e adulti, scavando a partire da una storia drammatica ambientata nella comunità rumena d’immigrati.
Piccola curiosità da monomaniaci del teatro: questo prossimo ‘La Vérité’ è prodotto sempre da TnS ma figura anche già come Creation del TDV-Les Abbeses di Parigi. Fa cioè parte del cartellone davvero invidiabile del Théâtre de la Ville, quasi alla fine, dal 2 al 15 giugno, dell’ennesima mega-galittica stagione annunciata da un programma con ‘Pessoa’ di Bob Wilson in copertina e ‘Bérénice’ di Romeo Castellucci in chiusura.
Considerando poi che il nuovo spettacolo di Guiela Nguyen arriverà subito dopo la ripresa curata da Boris Charmatz del mitico ‘Vollmond’ di Pina Baush e proprio mentre nella grande sala Sarah Bernhardt impazzano i (La)Horde con Ballet national de Marseille nel nuovo best-seller ‘Age of Content’…
E dire che fino a ieri - vedi anche l'inizio anno con 'Lacrima al Berthier - Caroline Guiela Nguyen è stata, dal 2016 al 2023, una puledra vincente della scuderia dell’Odeon, capofila dei Teatri d’Europa, da cui anche l’associazione al gemello milanese Piccolo, insieme a Christiane Jahaty (a proposito, vedremo mai in Italia il suo ‘Hamlet’?) come fiori all’occhiello femminili della prima direzione di Claudio Longhi.
Indubbiamente è un colpaccio per il direttore del de la Ville, il regista Emmanuel Demarcy-Mota, far cambiare teatro parigino a Caroline, si vedrà poi se solo per un’occasione o ancora altre. Volendo dire proprio ‘La Vérité’, è anche il segno appunto di quanto Guiela Nguyen sia già quasi arrivata nell’empireo delle stelle, grazie a questo suo nuovo stile teatrale in grado di sfidare anche la fiction televisiva.