La gatta o il tetto che scotta? Milano rivista dal Piccolo Teatro attraverso i nuovi spettacoli del festival 'Immersioni'

Da ‘Unione gattara milanese’ di Edoardo Mozzanega e Chiara Prodi
La citazione

‘Florindo: Ah, briccone! Tu hai servito due padroni nel medesimo tempo? Truffaldino: Sior sì, ho fatto ‘sta bravura. (…) Ho fatto una gran fadiga, ho fatto anca dei mancamenti, ma spero che, per rason della stravaganza, tutti sti siori me perdonerà. Fine della Commedia’

Carlo Goldoni 'Il servitore dei due padroni'

 Alla fine dello spettacolo più noto come ‘Arlecchino’, storica rappresentazione ormai simbolo del Piccolo di Milano, è inscritto precisamente anche il rapporto ambivalente del Teatro con la Città, intriso di ‘gran fadica e anca dei mancamenti’ per voler servire due padroni invece che uno solo. 

 Così, poco prima della ripartenza autunnale della programmazione, dal 2022 con un festival intitolato Immersioni si può dire che il Piccolo paghi come il saldo di fine anno del 'tributo di ritorno' alla città, una sorta di tassa di soggiorno, certo, rispetto alla quantità di denaro che le varie istituzioni pubbliche locali versano al teatro più finanziato del Paese.

 La bella rassegna viene diligentemente costruita con nuovi progetti di giovani drammaturghi, selezionati ad hoc sulla base dell’attinenza con le realtà del territorio milanese, da Andrea Capaldi di Mare Culturale Urbano, affiancato da un piccolo team di attori (Federica Fracassi), autori (Davide Carnevali) e registi (Riccardo Frati) che fanno parte della ‘famiglia artistica allargata’ del direttore del Piccolo Claudio Longhi.

 Quest’anno, dal 9 al 21 settembre, Immersioni si permetterà persino una piccola incursione sul terreno minato della casa (mentre continuano i colpi di scena giudiziari sulla 'degenerazione urbanistica' operata dalla giunta Sala). S'annuncia con il titolo ’Housing first’, l’allestimento di una sorta di asta immobiliare surreale al quartiere Adriano, curato da Elisabetta Consonni, dichiaratamente ispirato al racconto ‘Abitare Stanca’ di Sarah Gainsforth (relativo alla gentrificazione di San Lorenzo a Roma) e pure vagamente evocativo del primo teatro dei belgi di Ontroerend Goed.

 Come da comunicato, Immersioni 2025 ha scelto anche i progetti di Filippo Capobianco per Corvetto (con ‘Cercando Carla’, omaggio al poema ‘La ragazza Carla’ di Elio Pagliarani), Silvia Guerrieri con Greta Tommesani e Federico Cicinelli per Bicocca (con ’96.99.92’, performance che indaga la presenza del mercato sessuale in Viale Fulvio Testi a Milano).

Il quarto progetto, di Aldo Scarpitta e Marco Berni + Marco De Francesca, verte sul Gallaratese e nasce con un eccentrico dittongo ae nel titolo, ‘Passaeggi Sonori’, che quindi si leggerebbe 'passeggi'. Consiste in 'un'esperienza di ascolto guidata dai suoni del quartiere, presentata come ‘esplorazione di ambienti sonori interrogati attraverso i quattro modi della coscienza teorizzati da Pauline Oliveros - memoria emotiva, sensazione corporea, intuizione e analisi cognitiva - arricchiti dalla dimensione relazionale’. Sic.

 Quest’anno sono stati inoltre selezionati due progetti speciali: ‘Unione gattara milanese’ di Edoardo Mozzanega e Chiara Prodi, sulla varietà di colonie feline e di appassionati gattari della città, e la fanzine ‘Tafferuglio - una rivista realista per una città surreale’ nata per raccontare ‘con uno sguardo sperimentale’ dall’interno lo stesso mondo legato a questa ‘Indagine a Milano’ della rassegna.
 Si aggiungono a questi appuntamenti la conferenza performativa ‘Sogno di una Cascina di Mezza Estate’ di PaT – Passi Teatrali, la performance ‘MASS!’ di Francesco Leineri e ‘Détournement 2.0. Guida ad uno smarrimento volontario’, creata da Broken Jump.

Oltre alla premiazione dell’ottava edizione del Premio Carlo Annoni dedicato alla nuova drammaturgia LGBTQI+, arriveranno pure gli spettacoli ‘Aurore’ di Chiara Taviani, ‘SUBURBIA DREAM / Diorama Chiaravalle’ di Phoebe Zeitgeist e ‘The Sensemaker’ di Elsa Couvreur, ‘Chi è il vero italiano?’ di Marleen Scholten e ‘Le Voci di Figino’ della compagnia napoletana Putéca Celidònia

 Quanto poi un 'tributo di ritorno' alla città di questo genere possa poi anche virtuosamente trasformarsi in un 'contributo' effettivo alla riflessione collettiva, è tutto da verificare. Di certo, sulla carta appare molto in linea, anche solo come scelte di linguaggio, con un’idea consolidata e finora maggioritaria di città internazionale, inclusiva, aperta e diciamo pure abbastanza snob. 

 Lo sforzo perlomeno è pregevole, rispetto ad altri tributi pagati in tutta fretta, con i soliti spettacoli e i soliti nomi spediti per una sera in periferia, da varie altre sale della città. Del resto, il Piccolo è la capofila delle istituzioni teatrali pubbliche, la prima in Italia, è bene sempre ricordarlo, fondata da Paolo Grassi e Giorgio Strehler.

 E alla città Plus del secondo mandato del sindaco Giuseppe Sala, con Longhi il teatro ha restituito a fine stagione, purtroppo soltanto con cadenza biennale, anche una densa rassegna di grandi spettacoli internazionali, ‘Presente indicativo’. Altrimenti sarebbero rimaste proprio soltanto Triennale Teatro con l’eccellente Fog a svolgere il ruolo chiave della sprovincializzazione e dell’allargamento ai nuovi linguaggi, piuttosto che le ammirevoli ‘cattive ragazze’ di Zona K a tenere il punto della dimensione internazionale di una funzione civile e politica del teatro.

 Poi ognuno fa come gli pare, e come pensa che sia giusto. Il sempre riverito maestro e alquanto esorbitante creatore Milo Rau, per esempio, come regalo d’addio alla città belga di Gend/Gent che con notevole intuizione gli aveva affidato il teatro e dato carta bianca, per alcuni giorni d’estate ha voluto far rappresentare in giro, quartiere per quartiere, piazza per piazza, l’intero blocco di testi classici del teatro greco. Riletti alla maniera di Rau e dei suoi epigoni, ovvero attualizzati, è vero, ma pur sempre una mirabile prova di forza del teatro.   

 Il problema vero non sta nelle scelte di questo genere, se sia meglio portare in giro una nuova Medea coi bambini rielaborata da Rau su un caso di cronaca terribile e significativo anche a proposito d’integrazione con gli immigrati, piuttosto che la singolare rappresentazione di ‘un parlamento felino, dove mici, gattari, gattare e ‘gattari digitali’ si confronteranno in un dibattito acceso, poetico e sorprendente (…) per dare voce a una Milano che troppo spesso resta muta di fronte a ciò che non vuole vedere’ (dalla presentazione su Fb Animali smarriti e ritrovati dello spettacolo di Mozzanega-Prodi al Teatro Grassi).

 Il nodo chiave è che, purtroppo, saldato più o meno velocemente e bene il debito con il territorio, il teatro borghese milanese riparte poi esattamente come prima, con quel genere di facile programmazione troppo ‘marketing oriented’ che prevale (salvo qualche lodevole e notevole eccezione). Ovvero con il servizio più accurato al primo vero padrone del teatro servitore, che non è la polis e nemmeno il pubblico inteso come componente attiva e fondamentale, ma l’entità astratta che i pubblicitari chiamano audience. 

 Che è poi, per stare in tema con la chicca felina di Immersioni, il classico ‘gatto che si morde la coda’: è un flusso che si autoalimenta amplificandosi grazie alla stessa claque organizzata dal marketing.

Lo ricordava alla fine degli anni Ottanta un intellettuale irregolare come Saverio Vertone, a proposito della prima conversione della cultura allo snaturamento commerciale della tv. Le programmazioni basate sul meccanismo dell’audience in fondo rispondono sempre al criterio fissato in un celebre botta e risposta nel ‘Don Chisciotte’: ‘¿Dónde va Vicente?’, ‘Dónde va la gente’; ¿Y adónde va la gente, Vicente?’, ‘Dónde va la gente’…

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